MANILA, 5DIC07 - “Scoprire il volto di Cristo nei detenuti” è stato il tema dell’assemblea
generale dei cappellani delle carceri filippine, promosso dalla commissione episcopale
per la pastorale carceraria (ECPPC) tenutasi recentemente a Taytay, nello stato di
Rizal che ha visto la partecipazione di 230 persone fra delegati provenienti da 53
diocesi dell’arcipelago e rappresentanti di 6 Ong. Tra gli intervenuti, suor Gubuan,
dell’Università di St. Paul a Dumaguete, che ha condotto una disamina impietosa sulle
condizioni in cui versano i penitenziari del Paese, tra sovraffollamento, propagazione
delle malattie infettive e violenze. “Alcuni trascorrono negli istituti di pena dai
cinque ai sette anni in attesa di una sentenza definitiva.” denuncia la religiosa,
35 anni di esperienza alle spalle. “Il trattamento sanitario e l’assistenza legale
di cui beneficiano i detenuti” aggiunge padre Villarmente, della ECPPC “sono totalmente
inadeguati”ricordando gli sforzi compiuti dalla Chiesa per garantire un inserimento
nel mondo del lavoro a chi esce di galera. “Si tratta” continua il sacerdote “di restituire
dignità a persone, spesso con una famiglia a carico” “Purtroppo” riflette “spesso
manca l’impegno dello Stato e delle categorie produttive”. “Un sistema puramente repressivo
è sbagliato perché non restituisce alla società persone che abbiano concrete possibilità
di emendarsi” gli fa eco padre Diamante segretario dell’ECCPC “obiettivo cui la politica
carceraria dovrebbe invece mirare”. (Ucan-MILANI)