All'udienza generale, gli auguri di Benedetto XVI per l'Avvento. La catechesi dedicata
agli insegnamenti del vescovo di Aquileia, San Cromazio, vissuto nel IV secolo
L’Avvento sia un momento per riscoprire il rapporto con Dio che ci ama personalmente
e non ci abbandona nelle mani di chi ci è nemico. Benedetto XVI ha concluso con questi
pensieri la catechesi dell’udienza generale di questa mattina, tenuta in Aula Paolo
VI e dedicata alla figura di un antico vescovo, San Cromazio, che resse con fede solida
e coraggio le sorti della Chiesa di Aquileia, in un’epoca difficile del quarto secolo.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un nome
arcaico, un insegnamento intramontato. Cromazio è vescovo di Aquileia quando l’importante
città del nord-est italiano - “fervente centro di vita cristiana” e dunque presa di
mira dalle persecuzioni degli imperatori romani - deve affrontare le invasioni dei
barbari, all’esterno, e proteggersi dall’onda lunga dall’eresia di Ario, all’interno.
Quella che Cromazio guida in quegli anni “con coraggio ed energia” è - afferma con
consapevolezza il vescovo - una “nave in un mare in tempesta”. Ma non una nave allo
sbando. Una quarantina di sermoni, fortunosamente riscoperti, delineano i cardini
del suo insegnamento, sintetizzati in questo modo da Benedetto XVI:
"Cromazio
fu sapiente maestro e zelante pastore. Il suo primo e principale impegno fu quello
di porsi in ascolto della Parola, per essere capace di farsene poi annunciatore: nel
suo insegnamento egli parte sempre dalla Parola di Dio, e ad essa sempre ritorna.
Alcune tematiche gli sono particolarmente care: anzitutto il mistero trinitario (...)
Poi il tema dello Spirito Santo (...) Ma con particolare insistenza il santo vescovo
ritorna sul mistero di Cristo. Il Verbo incarnato è vero Dio e vero uomo: ha assunto
integralmente l’umanità, per farle dono della propria divinità".
Il
Papa ha ricordato la grande stima di cui godeva Cromazio ai suoi tempi, se si pensa
che egli, insieme con il vescovo di Roma e quello di Milano, fu il solo destinatario
di una lettera di aiuto scritta dall’allora esiliato vescovo di Costantinopoli. Cromazio
è un vescovo tenace, dunque, capace di parlare senza sofismi al cuore delle persone,
in periodi in cui una parola poteva fare la differenza tra la disperazione e la fiducia:
"Da
zelante pastore qual è, Cromazio sa parlare alla sua gente con linguaggio fresco,
colorito e incisivo. Pur non ignorando il perfetto cursus latino,
preferisce ricorrere al linguaggio popolare, ricco di immagini facilmente comprensibili
(...) Sempre nell’ottica del buon pastore, in un periodo burrascoso come il suo, funestato
dalle scorrerie dei barbari, egli sa mettersi a fianco dei fedeli per confortarli
e per aprirne l’animo alla fiducia in Dio, che non abbandona mai i suoi figli".
E
non è in contrasto il fatto che la solidità umana e dottrinale del vescovo di Aquileia
trovi accenti di tenerezza quando i suoi insegnamenti, ha notato Benedetto XVI, si
soffermano sulla Vergine Maria:
"La sua dottrina
mariologica è tersa e precisa. A lui dobbiamo alcune suggestive descrizioni della
Vergine Santissima: Maria è la 'vergine evangelica capace di accogliere Dio'; è la
'pecorella immacolata e inviolata', che ha generato l’'agnello ammantato di porpora'.
Il vescovo di Aquileia mette spesso la Vergine in relazione con la Chiesa: entrambe,
infatti, sono 'vergini' e 'madri'.
Cromazio
muore in esilio nel 407, a Grado, dove aveva cercato scampo dalla ferocia delle scorrerie
barbariche. Non “muoiono” però le sue parole, che il Papa ha posto come suggello alla
catechesi. Un’esortazione definita da Benedetto XVI “perfettamente valida” ancora
oggi, che si rivolge con intensità a Dio: “Preghiamolo di liberarci da ogni incursione
dei nemici, da ogni timore degli avversari. Non guardi i nostri meriti, ma la sua
misericordia”:
"Così, proprio all'inizio del tempo
di Avvento, San Cromazio ci ricorda che l'Avvento è tempo di preghiera, in cui occorre
entrate in contatto con Dio. Dio ci conosce, conosce me, conosce ognuno di noi, mi
vuol bene, non mi abbandona. Andiamo avanti con questa fiducia nel tempo liturgico
appena iniziato". (applausi)
L’udienza
generale ha idealmente benedetto l’apertura dell’Anno Cromaziano indetto dalle Chiese
di Udine e Gorizia, i cui fedeli, presenti in Aula Paolo Vi insieme con i rispettivi
vescovi, sono stati salutati da Benedetto XVI. Nelle varie lingue, il Papa ha invitato
la Chiesa a prepararsi adeguatamente al Natale in spirito di “vigilanza evangelica”,
come pure alla solennità dell’Immacolata. E saluti particolari del Pontefice sono
stati indirizzati ai membri del gruppo Follereau-de Foucauld, accompagnati dall’arcivescovo
di Pompei, Carlo Liberati, e alle Ancelle dell’Amore Misericordioso, impegnate nel
Capitolo generale: “Le incoraggio - ha concluso Bendetto XVI - ad andare incontro
a Cristo con la coerenza della fede per testimoniare con rinnovato ardore apostolico
la divina misericordia”.