Disperata la condizione delle donne irachene rifugiate in Siria: costrette alla prostituzione
per sopravvivere. Appello del vescovo caldeo di Aleppo
Si colora di toni sempre più cupi il dramma dei profughi iracheni in Siria. Il vescovo
caldeo di Aleppo, mons. Antoine Audo, da poco nominato membro del Pontificio consiglio
per il dialogo interreligioso, lancia un appello in difesa delle numerose donne costrette
a prostituirsi per sopravvive alla povertà nel Paese straniero. Privati del lavoro,
di un alloggio e di ogni loro bene – riporta il quotidiano Avvenire - i rifugiati
dall’Iraq sono osteggiati da tutti. “La vita degli esuli non è facile – riferisce
il vescovo – è difficile trovare lavoro e gli alloggi sono molto costosi. I cristiani
lasciano le loro case in Iraq con pochi averi e dipendono in larga parte dalle organizzazioni
caritative ecclesiali e dai parenti residenti all’estero”. Ad Aleppo, città della
Siria settentrionale, meta degli esuli che da Baghdad tentano di sfuggire alle stragi,
la prostituzione delle donne rappresenta “un problema serio”. Per contenere l’emergenza
il vescovo caldeo si impegna affinché gli ordini religiosi femminili presenti sul
territorio possano sostenere queste donne e allontanarle dalla prostituzione. D'altronde
nella terra dalla quale fuggono – riferisce mons. Audo all’agenzia Zenit – i cristiani
iracheni sono un facile bersaglio: “Sono un gruppo debole, senza molta autodifesa;
per questo vengono facilmente attaccati a scopo di lucro”. E aggiunge “gli assalitori
identificano i cristiani con gli americani che stanno occupando il Paese, se la prendono
con i cristiani per manifestare il proprio odio contro di loro”. A queste ragioni,
conclude il presule, se ne aggiungono altre, ben più profonde, di natura storica.
Solo nelle ultime settimane gli eventi registrano una tendenza nuova, motivo di speranza:
la messa in sicurezza di alcune zone del Paese consente il ritorno a casa di un considerevole
numero di iracheni. Il rimpatrio è agevolato dal governo di Baghdad che offre 800
dollari ad ogni famiglia che decide di rientrare nella propria casa. (C.D.L.)