Oggi, Giornata internazionale per la lotta all'AIDS
Si celebra oggi in tutto il mondo la giornata internazionale per la lotta all’AIDS.
A venti anni dall’inizio della pandemia, la comunità internazionale si interroga sulla
possibilità di fronteggiare l’avanzare del morbo. Il servizio di Claudia Di Lorenzi:
Accesso
alla prevenzione, le cure, l’assistenza e il sostegno, senza distinzioni di razza
né status, economico e sociale. E’ ciò che chiede il segretario generale delle Nazioni
Unite, Ban Ki-moon, nell’appello lanciato in occasione della Giornata Mondiale per
la lotta all’AIDS. Una malattia – si legge nel messaggio – che provoca alla società
le stesse ferite inflitte al corpo umano: “indebolisce, ostacola lo sviluppo e minaccia
la stabilità”. Una piaga che è possibile sanare perché ci sono “i mezzi per impedire
che i giovani adulti vengano infettati” e “per garantire assistenza e sostegno”. Obiettivi
che sarebbero raggiunti con l’investimento di maggiori risorse economiche. Da sradicare
invece, continua Ban Ki-moon, è la stigmatizzazione che colpisce i malati e ostacola
la lotta alla malattia. “Quarta causa di morte nel mondo”, indica il direttore generale
dell’UNESCO Koichiro Matsuura, il virus dell’HIV colpisce circa 33 milioni di persone.
Le vittime del morbo sono concentrate soprattutto nell’Africa sub-sahariana, dove
nelle regioni più colpite l’aspettativa di vita è ridotta di circa 20 anni. Il prof.
Reinard Gluck, presidente della Società di biotecnologia e vaccinologia
svizzera, fa il punto sullo stato della ricerca:
R.
- L’HIV rimane sempre invincibile: le ultime prove sull’efficacia dei vaccini, sono
tutte fallite. I vaccini che hanno testato sono ben tollerati e hanno dimostrato anche
una certa efficacia, vuol dire immunogenicità, ma si è ancora lontani per quanto riguarda
gli obiettivi di protezione. Con le terapie possiamo prolungare la vita degli infettati
ma non possiamo curarli. Naturalmente i ricercatori vogliono sempre rimanere ottimisti.
D.
– In che modo allora favorire il progresso della ricerca?
R.
– Con molta fermezza dobbiamo continuare a dire che il pericolo è acuto, il pericolo
è sempre grande e non si deve assolutamente ridurre né la precauzione, né le risorse
per sviluppare terapie migliori o altrimenti sviluppare vaccini.
D.
– Ad aumentare il tasso di mortalità per AIDS concorre spesso la difficoltà di accesso
alle cure…
R. – Un punto positivo è che forse veramente
nel Terzo Mondo si sono create grandi industrie farmaceutiche specializzate nello
sviluppo delle cure cosiddette generiche. Anche loro producono medicine combinate
contro l’AIDS che sono molto meno costose di quelle che sono prodotte nel nostro mondo,
in Europa o America. Questo, penso, è un vantaggio ed è un beneficio che anche nel
Terzo Mondo molte più persone si possano permettere una cura.
D.
– Un ostacolo ulteriore alla lotta all’AIDS è la discriminazione che colpisce i malati…
R.
– Si pensa di migliorare la situazione con spiegazioni, con indicazioni per capire
là dove è pericoloso essere infettati e là dove non lo è. Penso che questa sia la
cosa migliore.