La Congregazione per il culto divino riflette sull’arte a servizio della liturgia
“Maestà e bellezza nel Suo santuario. L’arte a servizio della liturgia”. E’ il tema
della Giornata di studio organizzata in Vaticano dalla Congregazione per il culto
divino e la disciplina dei sacramenti. Occasione dell’iniziativa è la commemorazione
annuale della promulgazione della Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium”
sulla Sacra Liturgia. I lavori sono stati aperti, questa mattina, dal cardinale Francis
Arinze, prefetto del dicastero. Hanno partecipato, in qualità di relatori, anche mons.
Julián López Marín, vescovo di León, padre Heinrich Pfeiffer, docente alla Pontificia
Università Gregoriana, e l’arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione
per il clero. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La Chiesa
è sempre stata amica delle arti. La liturgia incide sull’arte con le immagini, la
musica e la lingua. L’arte non è un elemento estrinseco alla liturgia e neppure è
puramente decorativo; essa è, piuttosto, parte integrante del culto e la liturgia
ha un intrinseco legame con la bellezza. L’arcivescovo Mauro Piacenza delinea così
le funzioni di culto dell’arte. Il decoro sacro è concepito, secondo il presule, per
facilitare la preghiera e lo stupore per il mistero contenuto. La Chiesa - ricorda
l’arcivescovo - mette a disposizione del culto quanto di più bello e prezioso è possibile
produrre, al fine di preparare un ambiente degno dei grandi misteri che in esso vengono
celebrati.
Esplorando il rapporto tra liturgia e
arte, mons. Piacenza sottolinea poi gli ambiti delle immagini sacre: il mistero di
Cristo, il contenuto catechetico di illustrazione della storia della salvezza e le
scene devozionali.
L’arte assolve poi ad una funzione
di culto anche con la musica: la tradizione ecclesiale - osserva mons. Piacenza -
ha sempre affermato che il canto e la musica, nell’offrire gloria a Dio nella solennità
delle celebrazioni, favoriscono la preghiera e la partecipazione attiva ai santi
misteri. Tra i canti – osserva il presule - quello gregoriano “riecheggerà suadente
e amalgamerà il popolo nel vero senso della cattolicità”.
La
liturgia – fa notare il segretario della Congregazione per il clero - contiene inoltre
opere letterarie, “forme di una monumentale semplicità e di un’affascinante precisione”:
le orazioni, in particolare, hanno un contenuto che riesce a toccare anche il singolo
lettore, perché in essa la Chiesa esprime la sua confidenza nella Grazia di Dio. La
forza unificatrice del Papato – afferma infine mons Piacenza - era tale che “il latino
divenne l’unica lingua liturgica dell’Occidente”: quindi non sorprende – aggiunge
- che la Chiesa riaffermi il valore permanente della lingua latina nella liturgia.
“La liturgia – conclude l’arcivescovo – con l’arte e la musica, serve a far incontrare
l’uomo con la bellezza della fede”.