Amnesty International denuncia: proseguono gli arresti in Myanmar, più di 700 da settembre
In Myanmar, si sono verificati nuovi casi di arresti di attivisti politici, nonostante
l’impegno assunto all’inizio del mese dal primo ministro, Thein Sein, davanti all’inviato
speciale delle Nazioni Unite, Ibrahim Gambari. E’ quanto denuncia l’organizzazione
Amnesty International, precisando che nelle carceri della ex Birmania si trovano almeno
700 persone, arrestate durante e dopo le manifestazioni di settembre. “Due mesi dopo
la violenta repressione contro manifestanti pacifici – ha dichiarato Catherine Baber,
di Amnesty – proseguono senza sosta gli arresti arbitrari”. La scorsa settimana, nel
corso del 40.mo summit dell’Associazione delle nazioni dell’Asia sud-orientale, il
governo del Myanmar ha sottoscritto, comunque, la nuova Carta dell’organismo che impegna
tutti gli Stati a “promuovere e proteggere i diritti umani”. Ma dal Paese asiatico
continuano ad arrivare notizie preoccupanti: secondo agenzie di stampa, la giunta
militare ha ordinato la chiusura di un monastero a Yangon che offre assistenza ospedaliera
a pazienti affetti da HIV o AIDS. L’inviato speciale dell’ONU ha immediatamente criticato
il provvedimento: “Devono essere evitate – ha detto - tutte le azioni che vanno contro
lo spirito di riconciliazione nazionale e che minino il dialogo tra l’esecutivo e
coloro che non sono d’accordo con la politica del governo”. (A.L.)