Presentato dalla Rai il catalogo 2008 della nuova Enciclopedia multimediale
“La Rai per la Cultura”: è stato presentato nei giorni scorsi a Roma il catalogo 2008
della nuova Enciclopedia multimediale, realizzata con il contributo dei nomi più prestigiosi
della cultura mondiale, con migliaia di titoli a disposizione degli abbonati da visionare,
acquistare e scaricare direttamente da Internet. Roberta Gisotti ha intervistato
Renato Parascandalo, presidente di Rai Trade, promotore del progetto editoriale: D.
– “La Rai per la Cultura”: sarà forse questa la missione, messa ai margini dal mercato
soprattutto negli ultimi 15 anni, a rilanciare il ruolo della tv pubblica?
R.
- Quello che possiede la Rai, in termini di qualità di programmi, soprattutto di programmi
legati alle varie discipline, ai vari temi come la storia, la filosofia, la letteratura,
il cinema, le arti visive, è un patrimonio che non ha nessuna televisione commerciale.
Questa è la vera differenza tra la Rai e la televisione commerciale. La Rai ha prodotto
centinaia di migliaia di ore che meritano di essere riproposte ricombinate, riordinate,
e restituite a quegli italiani che per 50 anni hanno pagato il canone e finanziato
questi programmi. Gli vanno restituite soprattutto utilizzando le nuove tecnologie
che consentono la diffusione di massa a prezzi molto contenuti, talvolta anche gratis.
Questo è il compito della Rai per la Cultura: rimettere insieme tutto questo materiale
perché possa, anche per le nuove generazioni che utilizzano soprattutto il computer
rispetto alla televisione, ritrovare quei materiali e quei documenti che altrimenti
sarebbero destinati all’oblio o perché ritrasmessi a tarda ora dalle reti televisive
o perché i giovani semplicemente non guardano più la televisione.
D.
- Questo rincuora anche il lavoro di tante persone all’interno del servizio pubblico,
che, pure tra tante polemiche, hanno continuato a svolgere il loro lavoro secondo
appunto una missione di servizio al bene del Paese...
R.
- Credo che su questo bisogna fare una riflessione molto profonda perché veramente
in questi anni, soprattutto negli ultimi 5 anni, si è perso un po’ il senso della
misura del servizio pubblico e anche il senso dell’appartenenza al servizio pubblico
e ai doveri di chi lavora nel servizio pubblico. Spero e mi auguro che iniziative
come queste riprendano vita, riprendano ad essere riconosciute dai vertici aziendali
come qualcosa che non solo dà prestigio, non solo è un fiore all’occhiello del servizio
pubblico, ma è il futuro del servizio pubblico.