Pakistan, manifestazione contro Mushaffar nel giorno dell’investitura
Un ennesimo attentato e una manifestazione contro il presidente pakistano segnano
la giornata di investitura del confermato presidente Musharraf. Il nostro servizio:
Almeno
dodici avvocati feriti in scontri con la polizia durante una manifestazione di protesta
anti-Musharraf, a Lahore. La polizia è intervenuta a colpi di bastoni per bloccare
i circa 200 manifestanti. Gli avvocati hanno reagito gettando pietre. Gli avvocati
manifestano contro l'investitura, proprio nelle stesse ore, di Musharraf come presidente
del Pakistan, e manifestano nonostante la sua decisione di cedere il comando di capo
delle Forze armate. E infatti alla cerimonia il presidente indossava la tradizionale
tunica pakistana, dunque era in abiti civili. Ricordiamo che il 6 ottobre scorso,
Musharraf è rieletto dal parlamento e dalle assemblee locali, ma l'opposizione e la
comunità internazionale protestano chiedendo appunto che rinunci alla divisa militare.
Dal 3 novembre, nel Paese è stato di emergenza: ora ci si aspetta che Musharraf lo
revochi presto. Andando ancora indietro di molto, otto anni fa Musharraf era salito
al potere in seguito ad un colpo di Stato.
Iraq Visita ieri
nel Kurdistan iracheno del vicesegretario di Stato americano, John Negroponte, che
ha espresso soddisfazione per i miglioramenti raggiunti sul fronte della sicurezza,
auspicandone altrettanti a livello politico. Sulla tensione tra la Turchia e l’Iraq
per le possibili azioni di Ankara contro le basi del PKK nel nord del Paese del Golfo,
Negroponte ha affermato che “Stati Uniti, Turchia e Iraq hanno adottato una posizione
comune”. Intanto, sul terreno, ieri un soldato americano è stato ucciso a colpi d’arma
da fuoco a Baghdad.
Si riunisce domani il Parlamento in Libano per l’elezione
del presidente Domani, in Libano nuova riunione del Parlamento per l’elezione
del presidente che sostituisce l’uscente Emile Lahoud. Secondo la prassi costituzionale,
nel rispetto della composizione della società libanese, alla più alta carica dello
Stato accede un cristiano-maronita, mentre la guida del governo e la presidenza del
parlamento, spettano rispettivamente ad uno sciita e ad un sunnita. I ripetuti rinvii
delle scorse settimane, dovuti alla mancanza di accordo tra i cristiano-maroniti su
un unico nome, sembrano essere stati risolti con la convergenza, secondo fonti parlamentari,
sulla figura del generale Michel Suleiman. Sulla situazione a poche ore dal voto,
Giancarlo La Vella ha raccolto l’analisi di Antonio Ferrari, inviato
speciale del Corriere della Sera, esperto di Medio Oriente:
R. - C’è
stato qualche passo avanti in molte direzioni. Il fatto che la Siria sia andata ad
Annapolis - Siria che considera il Libano quasi un suo protettorato e che può in qualche
modo condizionarne le scelte per la presidenza - può lasciar intendere che la forse
Damasco possa avere in qualche modo fatto dei passi indietro, proprio per garantire
una soluzione di compromesso. La seconda cosa che colpisce è il silenzio dell’Hezbollah
filoiraniano, che partecipa a questa possibile soluzione di compromesso.
D.
- Questo compromesso o accordo, che dir si voglia, sembra puntare ora sulla figura
del generale Suleiman...
R. - Suleiman è il personaggio
più adatto, ben visto, da entrambi i campi, filosiriano e antisiriano. E’ considerato
credibile dal governo di Fuad Signora, filooccidentale, ed è il personaggio al quale
il presidente uscente, Lahoud, ha affidato la sicurezza del Paese. Purtroppo, in campo
cristiano maronita la difficoltà di scegliere un leader è dovuta alle divisioni che
ci sono all’interno di questa comunità. C’è da dire questo: esiste un cristiano che
poteva mettere d’accordo tutti per il suo alto prestigio e la sua alta credibilità
e la sua saggezza, ma non è un politico: è il cardinale Sfeir. Io credo che il cardinale
Sfeir sia la figura più rilevante del mondo cristiano.
Giordania Le
autorità siriane hanno consegnato stamani alle guardie di frontiera della Giordania
18 prigionieri giordani detenuti da anni nelle carceri siriane. Lo ha annunciato Nasir
Jawde, portavoce del ministero degli Esteri di Amman. Jawde ha precisato che i 18
prigionieri sono stati consegnati al posto di confine di Jaber, 120 km a nord di Amman,
attesi da decine di loro familiari. “La liberazione dei detenuti arriva come segno
di distensione tra i due Paesi in seguito al vertice tenutosi il 18 novembre scorso
tra il presidente siriano Bashar al-Assad e il re giordano Abdallah”, ha affermato
Jawde. Siria e Giordania hanno entrambe partecipato martedì alla conferenza sul Medio
Oriente convocata dagli Stati Uniti ad Annapolis (Maryland).
Iran Il
procuratore di Teheran, Said Mortazavi, ha impugnato il proscioglimento dall'accusa
di spionaggio di un ex negoziatore sul nucleare vicino ai moderati e pragmatici, Musavian,
e ha ordinato una nuova inchiesta. Lo riferisce la stampa iraniana. Musavian, che
era stato incarcerato per alcuni giorni nel maggio scorso, è considerato vicino all'ex
presidente pragmatico, Rafsanjani, e faceva parte della squadra dei negoziatori ai
tempi della presidenza del riformista, Mohammad Khatami. Entrambi gli ex presidenti
hanno criticato negli ultimi tempi la politica intransigente dell'attuale presidente,
Ahmadinejad, mettendo in guardia dal pericolo di un isolamento del Paese e di un eventuale
attacco americano, rischi che Ahmadinejad ritiene invece inconsistenti. Lo stesso
Ahmadinejad aveva denunciato alcune settimane fa “pressioni” sul giudice incaricato
dell'inchiesta di Musavian per farlo assolvere, e dopo il suo proscioglimento ha chiesto
che siano “resi pubblici i testi di conversazioni avute da Musavian con stranieri”,
che a suo parere proverebbero che ha fornito informazioni riservate a Paesi occidentali.
Martedì scorso, la magistratura aveva reso noto che Musavian era stato prosciolto
dalle accuse di spionaggio e possesso di documenti segreti, ma giudicato colpevole
di “propaganda contro il sistema”.
Petrolio Quotazioni in volata
per il petrolio, con il barile in rialzo di quattro dollari dopo che un oleodotto
che collega gli USA e gli Stati Uniti è esploso, tagliando le forniture al Paese che
consuma più petrolio al mondo. I futures sul greggio con consegna a gennaio
guadagnano 4,21 dollari, pari al 4,7%, a 94,83 dollari al barile negli scambi elettronici
pre-mercato sulla piattaforma di New York. Deciso rialzo anche per il petrolio di
qualità, il brent, scambiato a Londra, che guadagna 2,78 dollari (+3,1%) a
92,59 dollari al barile.
Filippine Nelle Filippine, è durata sei
ore la protesta dei soldati ribelli che si sono arresi dopo il blitz dell’esercito
all’hotel di Manila, nel quale si erano rinchiusi per chiedere le dimissioni del presidente
del Paese, la signora Gloria Arroyo. Il servizio di Benedetta Capelli:
Vogliamo
evitare la perdita di vite umane. Così il generale Danilo Lin e l’ufficiale
dell’esercito, Antonio Trillanes, hanno motivato la resa dopo essersi barricati per
sei ore all’interno di un lussuoso hotel di Makati, centro finanziario di Manila.
L’assedio è scattato dopo che alcuni militari ribelli avevano lasciato l’aula del
vicino tribunale nel quale si stava celebrando un processo a loro carico per un fallito
ammutinamento nel 2003. Chiara la richiesta del gruppo: le dimissioni del presidente
Gloria Arroyo, accusata di aver manipolato i risultati elettorali delle elezioni
2004, nelle quali fu sconfitto Joseph Estrada. L’ex presidente ha però declinato qualsiasi
responsabilità nell’azione, aggiungendo di non conoscere le intenzioni dei militari.
Solo poche settimane fa, Estrada, condannato all’ergastolo per corruzione, è stato
graziato dalla stessa Arroyo. Dopo che alcuni testimoni hanno sentito degli spari,
l’esercito ha deciso il blitz: sono stati lanciati lacrimogeni e un blindato ha abbattuto
la porta dell’albergo per raggiungere i circa trenta rivoltosi asserragliati al terzo
piano. Poco dopo, i militari si sono arresi. “Non potremmo sopportare di vivere
se qualcuno di voi fosse ferito o ucciso nelle sparatorie”, ha dichiarato il senatore,
Antonio Trillanes. Tutti sono stati arrestati mentre il governo di Manila ha imposto
il coprifuoco dalla mezzanotte fino alle 5 di mattina, sia nella capitale che nelle
province circostanti. Intanto, la Arroyo ha convocato una riunione d’urgenza sulla
sicurezza ma non ha disdetto il viaggio di Stato in Europa programmato per il fine
settimana.
Ucraina A quasi due mesi dalle elezioni, è stata
varata oggi con un voto nella Rada, il parlamento ucraino, la coalizione arancione
filo occidentale formata dal blocco di Iulia Timoshenko e da quello filo presidenziale
''Nostra Ucraina-Autodifesa popolare''.
Russia Marcia di avvicinamento
in Russia in vista delle elezioni di domenica. Il presidente Putin, capolista del
suo partito “Russia Unita”, in un appello televisivo ha messo in guardia l’elettorato
perché un’affermazione dell’opposizione liberale significherebbe riportare il Paese
in uno stato di “umiliazione, dipendenza e disintegrazione”. Inoltre, il capo del
Cremino ha aggiunto che le prossime consultazioni “daranno il tono alle elezioni del
nuovo presidente russo”, in programma a marzo.
Caso Berezovski in Russia Il
tribunale Saviolovski di Mosca ha dichiarato la colpevolezza per l'oligarca in esilio
a Londra, Boris Berezovski, al processo che lo vede accusato di essersi appropriato
indebitamente di 215 milioni di rubli, pari a circa 6,1 milioni di euro, ai danni
della compagnia di bandiera Aeroflot. Lo riferiscono le agenzie. Il processo, iniziato
lo scorso luglio, si è celebrato con l'oligarca in contumacia. Berezovski, uno dei
più acerrimi nemici del Cremlino, ha sempre respinto le accuse bollandole come “politiche”.
Venezuela-Colombia Stop alle relazioni diplomatiche tra Venezuela
e Colombia. Ad annunciarlo il presidente venezuelano, Hugo Chavez, che ha intenzione
di non riprendere i rapporti con Bogotà fino a quando sarà al potere Uribe. La rottura
si è consumata nella trattativa con le FARC, le Forze armate rivoluzionarie della
Colombia, per la liberazione di alcuni ostaggi tra cui la leader ambientalista franco-colombiana,
Ingrid Betancourt. Uribe ha infatti deciso di escludere dal negoziato Chavez, impegnato
nella mediazione da agosto. Alcuni giorni fa, lo stesso presidente venezuelano, dopo
aver definito il suo omologo colombiano “un traditore”, aveva richiamato in patria
l’ambasciatore a Bogotà.
Australia E’ stata presentata a Canberra
la lista dei ministri che compongono il governo del neo-premier australiano Kevin
Rudd, alla guida di un esecutivo laburista dopo undici anni di governo conservatore.
Singolari alcune scelte come un’ex cantante rock, Peter Garrett, messo alla guida
del ministero per l'Ambiente e per le Arti e di un ministro malese di nascita, Penny
Wong, che guiderà il dicastero dell’Acqua e del protocollo di Tokyo. Consistente la
presenza di donne, di tecnici e di accademici. Nel presentare il suo governo, Rudd
ha spiegato che saranno in particolare tre gli ambienti d’intervento: l’ambiente,
l’economia e l’educazione.
Cina Un'esplosione in una fabbrica di
fuochi d'artificio a Yangqua, nella provincia settentrionale di Shanxi, ha ucciso
11 persone e ferito altre otto. Lo riferiscono i media cinesi sottolineando che è
il secondo incidente del genere in due giorni. Il 27 novembre, tredici persone erano
morte e sei rimaste ferite in seguito ad un'esplosione in una fabbrica clandestina
di fuochi d'artificio nella provincia rurale di Hunan, nel centro della Cina. (Panoramica
internazionale a cura di Fausta Speranza e Benedetta Capelli)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 333 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.