2007-11-29 15:22:41

La protesta dei dalit cristiani in India: chiedono di essere inseriti nelle caste


Si è svolta oggi a Nuova Delhi un’imponente manifestazione che ha visto protagonisti migliaia di cittadini indiani discriminati per la loro appartenenza sociale e religiosa. Si tratta dei cosiddetti “dalit”, individui che vengono relegati all’ultimo livello della scala sociale e al di fuori del sistema delle caste. La prassi discriminatoria mira anche a scoraggiare le conversioni al cristianesimo e costringe spesso i convertiti a tenere nascosta la nuova appartenenza religiosa per evitare violenze e persecuzioni. La Conferenza dei Vescovi cattolici dell’India (CBCI) e il Consiglio nazionale delle Chiese in India (NCCI) con un comunicato congiunto sono intervenuti in loro difesa ed hanno indetto per il 9 dicembre in India la “Domenica per la liberazione dei dalit”. Su questo problema e sulle difficoltà del sistema delle caste in India Stefano Leszczynski ha intervistato padre Jeevendra Jadhau, docente di dottrina sociale della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3


R. – In India ci sono quattro caste, che hanno carattere gerarchico. Quelli che non appartengono a queste caste sono ‘intoccabili’. Essere ‘intoccabili’ vuol dire che chi appartiene alle caste non può avere nessun contatto con loro. Trasgredire a questa regola significa farsi contaminare. Quindi, quelli che vivono al di fuori delle caste sono esclusi dall’intero sistema sociale e vengono discriminati in ogni attività: nell’educazione, nella ricerca di un lavoro, nell’assegnazione di un pezzo di terra da coltivare.

 
D. – Padre, i dalit sono prevalentemente cristiani?

 
R. – Sono anche di altre religioni, ma almeno il 70 per cento è cristiano.

 
D. – La denuncia che viene dai “dalit” cristiani parla anche di una prassi discriminatoria nei confronti di quei dalit che vogliono convertirsi al cristianesimo. Come mai questo particolare aspetto?

 
R. – Perché quando cambiano religione e diventano cristiani, buddisti e così via, cambiano anche status sociale. Quindi, non possono più essere oppressi. In realtà i vertici delle caste vogliono tenere il tessuto della società così come è.

 
D. – La Commissione episcopale indiana per le caste, le tribù registrate, per le classi arretrate ha annunciato per il 9 dicembre una “Domenica per la liberazione dei Dalit”.

 
R. – Mi pare siano solo chiacchiere, perché anche tra i cristiani, purtroppo, ci sono le caste. Di questo non si parla mai. Ci sono anche dei sacerdoti che appartengono alle caste alte e rimangono all’interno, senza voler fare niente per le caste basse.

 
D. – Come mai, in una situazione così grave, le organizzazioni internazionali, ad esempio per il rispetto dei diritti umani, non sono mai intervenute con forza sul governo indiano?

 
R. – E’ vero, perchè il governo indiano ha detto: “E’ un problema nostro e voi non dovete intervenire nella nostra società”. Ora ci sono dei dalit, però, che vogliono avere la stessa libertà e gli stessi diritti e, quindi, in questi giorni c’è molto caos.







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