La protesta dei dalit cristiani in India: chiedono di essere inseriti nelle caste
Si è svolta oggi a Nuova Delhi un’imponente manifestazione che ha visto protagonisti
migliaia di cittadini indiani discriminati per la loro appartenenza sociale e religiosa.
Si tratta dei cosiddetti “dalit”, individui che vengono relegati all’ultimo livello
della scala sociale e al di fuori del sistema delle caste. La prassi discriminatoria
mira anche a scoraggiare le conversioni al cristianesimo e costringe spesso i convertiti
a tenere nascosta la nuova appartenenza religiosa per evitare violenze e persecuzioni.
La Conferenza dei Vescovi cattolici dell’India (CBCI) e il Consiglio nazionale delle
Chiese in India (NCCI) con un comunicato congiunto sono intervenuti in loro difesa
ed hanno indetto per il 9 dicembre in India la “Domenica per la liberazione dei dalit”.
Su questo problema e sulle difficoltà del sistema delle caste in India Stefano
Leszczynski ha intervistato padre Jeevendra Jadhau, docente di dottrina
sociale della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana:
R. –
In India ci sono quattro caste, che hanno carattere gerarchico. Quelli che non appartengono
a queste caste sono ‘intoccabili’. Essere ‘intoccabili’ vuol dire che chi appartiene
alle caste non può avere nessun contatto con loro. Trasgredire a questa regola significa
farsi contaminare. Quindi, quelli che vivono al di fuori delle caste sono esclusi
dall’intero sistema sociale e vengono discriminati in ogni attività: nell’educazione,
nella ricerca di un lavoro, nell’assegnazione di un pezzo di terra da coltivare.
D.
– Padre, i dalit sono prevalentemente cristiani?
R.
– Sono anche di altre religioni, ma almeno il 70 per cento è cristiano.
D.
– La denuncia che viene dai “dalit” cristiani parla anche di una prassi discriminatoria
nei confronti di quei dalit che vogliono convertirsi al cristianesimo. Come mai questo
particolare aspetto?
R. – Perché quando cambiano
religione e diventano cristiani, buddisti e così via, cambiano anche status sociale.
Quindi, non possono più essere oppressi. In realtà i vertici delle caste vogliono
tenere il tessuto della società così come è.
D. –
La Commissione episcopale indiana per le caste, le tribù registrate, per le classi
arretrate ha annunciato per il 9 dicembre una “Domenica per la liberazione dei Dalit”.
R.
– Mi pare siano solo chiacchiere, perché anche tra i cristiani, purtroppo, ci sono
le caste. Di questo non si parla mai. Ci sono anche dei sacerdoti che appartengono
alle caste alte e rimangono all’interno, senza voler fare niente per le caste basse.
D. – Come mai, in una situazione così grave, le
organizzazioni internazionali, ad esempio per il rispetto dei diritti umani, non sono
mai intervenute con forza sul governo indiano?
R.
– E’ vero, perchè il governo indiano ha detto: “E’ un problema nostro e voi non dovete
intervenire nella nostra società”. Ora ci sono dei dalit, però, che vogliono avere
la stessa libertà e gli stessi diritti e, quindi, in questi giorni c’è molto caos.