In Brasile, il vescovo di Barra contesta il progetto di deviazione del fiume São Francisco,
perché non favorisce le popolazioni locali ma le grandi industrie
Ha scelto lo sciopero della fame mons. Luiz Flavio Cappio, vescovo francescano di
Barra, nello Stato brasiliano di Bahia, per protestare contro la deviazione del fiume
São Francisco. Dopo due anni dall’inizio della protesta, il presule torna ad opporsi
al progetto che porterà alla creazione di canali per l’irrigazione di fiumi, laghi
artificiali e riserve d’acqua destinati, solo in minima parte, a sostenere le popolazioni
locali. Stando a quanto riporta l’agenzia MISNA, il Consiglio indigenista missionario
brasiliano (CIMI) riferisce che il 70% delle acque deviate servirà all’irrigazione
di grandi coltivazioni e allevamenti destinati all’esportazione; il 26% sarà poi sfruttato
per uso industriale. Solo il 4% andrà ad alimentare le riserve destinate alle aree
urbane e rurali che ospitano villaggi e insediamenti umani. La diocesi di Barra ha
confermato che mons. Cappio sta digiunando e pregando nella chiesa di São Francisco,
a Sobradinho (Bahia), lungo le rive del fiume. In una lettera inviata lo scorso martedì
al presidente Luiz Inácio Lula da Silva, il vescovo comunica che porterà avanti il
suo sciopero fino a quando il governo non porrà fine ai lavori e archivierà il progetto.
Nel 2005 il vescovo francescano aveva indetto un primo sciopero della fame durato
11 giorni e terminato con l’apertura del presidente da Silva al dialogo con le comunità
locali. Dopo appelli inascoltati nel giugno scorso l’esercito ha intrapreso i lavori.
(C.D.L.)