Il magistero di Benedetto XVI esalta la vera ragione di fronte alla deriva scientista:
così, la sociologa Alberoni presentando il suo nuovo libro su Dio e Darwin
“Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin”: è il titolo del nuovo libro della sociologa
Rosa Alberoni, incentrato sul confronto tra fede e ragione. Il volume è stato
presentato stamani alla Pontificia Università Lateranense dal cardinale Renato Raffaele
Martino, che è anche autore della prefazione, e dall’arcivescovo Rino Fisichella.
Sin dal titolo, il libro mette l’accento sull’antitesi tra due visioni del mondo.
Una contrapposizione sulla quale si sofferma Rosa Alberoni, intervistata da Alessandro
Gisotti:
R. –
Michelangelo ha penetrato la Bibbia e, quindi, dà la visione in cui c’è un Creatore,
c’è il percorso dell’uomo sulla terra che si guadagna l’eternità e c’è poi l’avvento
di Cristo che viene per redimere l’umanità. Ora i darwinisti, e Darwin stesso sin
dall’inizio, attaccano la Genesi, facendo apparire Dio come un bambino che si mette
lì a fare, uno per uno, tutti gli animali. Il beffeggiare Dio che crea l’universo
e l’uomo è, quindi, un modo per cancellare il Creatore.
D.
– Nella prefazione del suo libro, il cardinale Martino sottolinea il rischio che la
scienza, sganciata da altri ambiti, come quello della teologia, si assolutizzi. C’è
oggi, secondo lei, il pericolo di una deriva scentista, di una darwinolotria, come
lei la definisce?
R. – Sì, senz’altro c’è ed è in
atto da parecchio tempo. In modo particolare, però, in questo periodo si stanno scatenando
delle forze, perché c’è anche un risveglio del cristianesimo, c’è un risveglio delle
religioni. Il fatto che i darwinisti appoggino l’aborto, la clonazione, le sperimentazioni
sui feti, tutto questa onnipotenza degli scienziati deriva da una sola motivazione:
che, secondo loro, noi veniamo dalla terra e che non c’è mai stata alcuna divinità
su questa terra ed allora è possibile fare tutto ciò che ci pare.
D.
– Nel suo libro, sono frequenti i richiami a Benedetto XVI. Quanto questo Papa, sostenitore
della pastorale dell’intelligenza, può aiutare la ragione a non diventare autoreferenziale?
R.
– Benedetto XVI sta facendo un lavoro straordinario, sta illuminando le Scritture
ed esalta la ragione. Questo è un atto di grande saggezza, perché Dio sin dal principio,
quando ha creato l’uomo, ha dato qualcosa di sé, ha dato una parte di sé: la parola;
la ragione; la morale; la sapienza, che è poi la coscienza morale.
D.
– In questo senso si può dire che il Papa, e quindi la Chiesa, richiama la sacralità
di ogni persona, perché ogni persona è unica?
R.
– Sì, perché è unica e irripetibile, perchè Dio ci chiama per nome. Noi siamo unici
e come un padre non dimentica i figli, anche se ne avesse 100, perchè per lui sono
tutti indispensabili, unici ed irripetibili! “E’ la ragione stessa - come diceva Einstein
– che ti porta a dire che c’è un Dio che ha creato l’universo”. E lui dice: “Voglio
conoscere la mente di Dio, perché tutto il resto è dettaglio”.