I vescovi della Costa Rica sul Trattato di Budapest: sia interpretato in modo che
non leda la dignità dell'essere umano
I vescovi della Costa Rica si sono pronunciati, attraverso un comunicato, sul Trattato
relativo all'approvazione del Disegno di legge intitolato “Adesione della Costa Rica
al Trattato di Budapest sul riconoscimento del deposito di microorganismi ai fini
del procedimento in materia di brevetti”. La Conferenza episcopale costaricana - rende
noto l'agenzia Fides - manifesta preoccupazione per il fatto che il Trattato di Budapest,
“non specificando che i gameti e gli embrioni umani sono esclusi dal termine ‘microorganismi’,
potrebbe essere interpretato, ora o nel futuro, come se il termine li includesse,
ledendo così la dignità della persona ed i suoi diritti”. Per i vescovi, “quando l’oggetto
della manipolazione tecnica è l’essere umano, l’analisi deve superare il piano del
‘tecnicamente corretto’. Deve prevalere il criterio etico che ispira gli strumenti
dei Diritti umani sottoscritti dal nostro Paese: “l’essere umano non può essere mai
trattato come un semplice mezzo, perché è l’unico che vale per sé stesso e non in
ragione di un'altra cosa”. Perciò, dato che l’ordinamento giuridico della Costa Rica
si è caratterizzato per essere rispettoso della vita umana dal momento del concepimento
fino alla morte naturale, e ammettendo che l'embrione è un individuo di diritto e
non un mero oggetto, questo “deve essere protetto come qualunque altro essere umano”.
Pertanto, i vescovi esigono che nel caso di approvazione del Trattato di Budapest
“questo dovrà necessariamente essere interpretato in concordanza con tutto l'ordinamento
giuridico costaricano, cioè in forma tale che non leda la dignità dell'essere umano
né il suo diritto inviolabile alla vita”. (A.L.)