I vescovi europei e africani diffondono un messaggio contro le schiavitù rivolto ai
capi di Stato che si riuniranno per il vertice di Lisbona
In vista del vertice di Lisbona dell’8 e 9 dicembre tra i capi di Stato europei e
africani, i vescovi dei due continenti hanno indirizzato ai presidenti dell’Unione
Europea e dell’ Unione Africana un forte appello perché si impegnino contro “i mali
delle nuove forme di schiavitù dei nostri tempi”, dal momento che “la schiavitù esiste
ancora oggi, e in forme più subdole, come nel trattamento dei migranti e dei lavoratori
migranti, il lavoro minorile e il traffico di donne e bambini”. Il messaggio, reso
noto oggi dall’agenzia Sir, è stato stilato al termine di un seminario su “Schiavitù
e nuove schiavitù” che si è svolto il 18 novembre scorso ad Elmina, località del Ghana
da cui partivano gran parte delle navi che trasportavano gli schiavi in America. Nel
testo, firmato dal cardinale Adrien Théodore Sarr, arcivescovo di Dakar e vice-presidente
del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Europa ed Africa) e dal cardinale
Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria e vicepresidente del Ccee (Consiglio delle
Conferenze episcopali europee), si esortano i governati dei Paesi che saranno presenti
in Portogallo a “sradicare il crescente problema del lavoro minorile e del traffico
di esseri umani, dell’abuso sessuale e lo sfruttamento di donne e bambini”. I vescovi
africani ed europei mettono poi l’accento sul “continuo sfruttamento delle risorse
dell’Africa e alle sue conseguenze”, ricordando che “la fuga di cervelli” di professionisti
dall’Africa, “come medici, infermieri, imprenditori e altro personale qualificato”,
oltre alla “perdita dei minerali dell’Africa e delle risorse naturali nelle industrie
estrattive di proprietà straniera, sono temi che ci riguardano direttamente”. Per
fronteggiare questo rischioso depauperamento delle risorse umane e materiali dell’Africa,
i presuli chiedono ai rispettivi governi di “invertire l’attuale trend di sfruttamento”
attraverso “la ratifica, l'introduzione e il rafforzamento delle diverse Convenzioni”
accettate dai governi di Africa ed Europa e un maggiore impegno per il raggiungimento
degli Obiettivi del Millennio per “adempiere agli aiuti finanziari che troppo spesso
non vengono onorati”. Per questi motivi, i vescovi credono che l’unica strategia percorribile
è quella che prevede la pratica del buon governo, dell’onestà, della responsabilità
e della trasparenza, della promozione della democrazia, dell’educazione per tutti
e della lotta contro la corruzione. Nel documento i presuli rivolgono, infine, un
pensiero all’annosa questione dell’immigrazione, ricordando che “gli immigrati contribuiscono
allo sviluppo dei Paesi che li accolgono e le rimesse giocano un sostanzioso ruolo
economico per il benessere delle famiglie nei Paesi di origine”. (M.G.)