2007-11-28 15:14:19

I vescovi europei e africani diffondono un messaggio contro le schiavitù rivolto ai capi di Stato che si riuniranno per il vertice di Lisbona


In vista del vertice di Lisbona dell’8 e 9 dicembre tra i capi di Stato europei e africani, i vescovi dei due continenti hanno indirizzato ai presidenti dell’Unione Europea e dell’ Unione Africana un forte appello perché si impegnino contro “i mali delle nuove forme di schiavitù dei nostri tempi”, dal momento che “la schiavitù esiste ancora oggi, e in forme più subdole, come nel trattamento dei migranti e dei lavoratori migranti, il lavoro minorile e il traffico di donne e bambini”. Il messaggio, reso noto oggi dall’agenzia Sir, è stato stilato al termine di un seminario su “Schiavitù e nuove schiavitù” che si è svolto il 18 novembre scorso ad Elmina, località del Ghana da cui partivano gran parte delle navi che trasportavano gli schiavi in America. Nel testo, firmato dal cardinale Adrien Théodore Sarr, arcivescovo di Dakar e vice-presidente del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Europa ed Africa) e dal cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria e vicepresidente del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), si esortano i governati dei Paesi che saranno presenti in Portogallo a “sradicare il crescente problema del lavoro minorile e del traffico di esseri umani, dell’abuso sessuale e lo sfruttamento di donne e bambini”. I vescovi africani ed europei mettono poi l’accento sul “continuo sfruttamento delle risorse dell’Africa e alle sue conseguenze”, ricordando che “la fuga di cervelli” di professionisti dall’Africa, “come medici, infermieri, imprenditori e altro personale qualificato”, oltre alla “perdita dei minerali dell’Africa e delle risorse naturali nelle industrie estrattive di proprietà straniera, sono temi che ci riguardano direttamente”. Per fronteggiare questo rischioso depauperamento delle risorse umane e materiali dell’Africa, i presuli chiedono ai rispettivi governi di “invertire l’attuale trend di sfruttamento” attraverso “la ratifica, l'introduzione e il rafforzamento delle diverse Convenzioni” accettate dai governi di Africa ed Europa e un maggiore impegno per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio per “adempiere agli aiuti finanziari che troppo spesso non vengono onorati”. Per questi motivi, i vescovi credono che l’unica strategia percorribile è quella che prevede la pratica del buon governo, dell’onestà, della responsabilità e della trasparenza, della promozione della democrazia, dell’educazione per tutti e della lotta contro la corruzione. Nel documento i presuli rivolgono, infine, un pensiero all’annosa questione dell’immigrazione, ricordando che “gli immigrati contribuiscono allo sviluppo dei Paesi che li accolgono e le rimesse giocano un sostanzioso ruolo economico per il benessere delle famiglie nei Paesi di origine”. (M.G.)







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