2007-11-28 09:14:38

Gli ortodossi apprezzano Benedetto XVI, perché sottolinea la necessità di una comunione vissuta: il pensiero di mons. Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca


La giornata di riflessione che ha preceduto il Concistoro per la creazione di 23 nuovi cardinali conferma il convinto impegno ecumenico di Benedetto XVI. Una priorità indicata dal Papa fin dall’inizio del suo Pontificato. Per un commento sul modo in cui questo impegno viene percepito nel mondo ortodosso, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca, Paolo Pezzi:RealAudioMP3


R. - Mi pare che il giudizio che viene dato nel mondo ortodosso sia generalmente positivo, soprattutto per due ragioni. La prima, per il fatto che il Papa dà un accento ecumenico non generico, ma coglie nell’ecumenismo la necessità di una comunione vissuta. E questo mi sembra un aspetto molto ben recepito. Il secondo motivo risiede nel desiderio espresso dal Santo Padre di fare tutto il possibile per rimuovere quelli che possono essere degli ostacoli ad una piena comunione. Quindi, anche il desiderio di non nascondersi di fronte ai problemi che si possono manifestare, ma al contrario avere la pazienza e nello stesso tempo il coraggio di affrontarli.

 
D. - Lei, mons. Pezzi, ha incontrato il Papa nei giorni scorsi. Un segno ulteriore dell’attenzione di Benedetto XVI per la Chiesa russa e per il dialogo con gli ortodossi...

 
R. - Nell’incontro che ho potuto avere con Benedetto XVI ho colto immediatamente la passione del Papa per il bene della Chiesa cattolica, ovunque si trovi, e quindi anche per il piccolo gregge presente a Mosca. In secondo luogo, ha manifestato il suo interessamento per quella che è la nostra apertura nel rapporto con l’ortodossia.

 
D. - Commentando la sua nomina, il metropolita ortodosso, Kirill, ha sottolineato che tra la Chiesa cattolica e ortodossa è “tempo di disgelo”. Tuttavia, non mancano le difficoltà. Sul documento di Ravenna, il Patriarcato ha espresso molte riserve. Su quali punti si può dar vita ad una nuova fase nei rapporti tra Roma e Mosca?

 
R. - A me pare che ci siano due strade che ci possono essere di grande aiuto. La prima: non temere di mettere in comune, di condividere anche i punti di difficoltà, i punti di diversità, quelli che potremmo dire sono gli ostacoli o i problemi a questa comunione. La seconda: c’è un terreno che - mi sembra - stia divenendo un terreno sperimentale di questo cammino. Un terreno sociale, un terreno comune, in cui i valori radicati in Cristo possano essere certamente occasione di dialogo e di incontro.

 
D. - Abbiamo fatto riferimento alle relazioni tra i vertici delle Chiese cattolica ed ortodossa. Come sono oggi i rapporti alla base in Russia tra cattolici ed ortodossi?

 
R. - In determinate regioni, ci sono rapporti più intensi e significativi, oserei dire di amicizia, soprattutto tra il clero. In altre regioni, invece, questo è più difficoltoso. Mi sembra che soprattutto tra i fedeli occorrerebbe intensificare una maggiore e più veritiera conoscenza delle nostre Chiese, una conoscenza reciproca. Come ben sappiamo, una conoscenza non è mai astratta. Occorre che tale conoscenza sia anche accompagnata dalla carità, quindi, anche da un fare assieme.

 
D. - Il cardinale Kasper ha ribadito recentemente che un incontro tra il Santo Padre ed il Patriarca di Mosca “sarebbe utile”. Cosa serve per farlo diventare anche possibile?

 
R. - A questa domanda devo dire, molto sinceramente, che è difficile rispondere. Perché da utile diventi possibile occorre, innanzitutto, che lo si ritenga effettivamente utile. Occorre allora individuare per che cosa questo incontro possa essere utile. Io penso che tale incontro potrebbe essere utile proprio per approfondire il cammino verso una piena comunione. Mi sembra anche una cosa importante che non si faccia dipendere tutto da questo incontro, ma che questo evento sia collocato lungo un cammino e non sia solo un incontro esteriore. Mi sembra che l’indicazione, l’espressione del cardinale Kasper vada in questa direzione, cioè che dall’incontrarsi potrebbe scaturire un impulso al cammino che si sta facendo.







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