2007-11-27 07:59:36

Al via la Conferenza di Annapolis sul Medio Oriente. Ai nostri microfoni, padre David Jaeger


La conferenza di pace sul Medio Oriente, che si apre oggi ad Annapolis, negli Stati Uniti, inizia in salita. A frenare l'ottimismo la dichiarazione, giunta ieri sera, da parte palestinese sul mancato accordo con Israele per definire le tappe dei futuri negoziati sul Medio Oriente. Sono quasi 50 le delegazioni, comprese quella siriana ed saudita, giunte a Washington per partecipare alla conferenza. La delegazione della Santa Sede sarà guidata da mons. Pietro Parolin, Sottosegretario per i rapporti con gli Stati. Primo incontro della giornata quello tripartito con Bush, Olmert e Abu Mazen. Sentiamo Graziano Motta: RealAudioMP3


Nonostante l'ostentato ottimismo della casa Bianca per gli esiti del vertice, restano alte le tensioni nella regione. Il movimento radicale Hamas ha dichiarato più volte di non riconoscere validità all'iniziativa diplomatica statunitense. Mentre Gerusalemme è stata teatro di imponenti manifestazioni da parte di ebrei ortodossi. Quali risposte ci si attende, dunque, dalla Conferenza di Annapolis per rendere reale il progetto di due Stati democratici - Israele e Palestina - che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza? Risponde al microfono di Amedeo Lomonaco, padre David Jaeger, della Custodia francescana di Terra Santa: RealAudioMP3

R. - Credo che la prima cosa, fosse anche l’unico risultato, sarebbe quella di avviare concretamente il negoziato di pace con l’obiettivo preciso del Trattato di pace definitivo tra la nazione palestinese e quella israeliana.

D. - Il movimento radicale Hamas ha dichiarato, però, che i palestinesi non terranno conto delle eventuali decisioni che saranno prese alla Conferenza. Questo è un ostacolo reale?

R. - No, non costitusice alcun ostacolo perché l’Organizzazione per la liberazione della palestina, l’OLP, che internazionalmente - e anche e soprattutto nel mondo arabo - è riconosciuta come il solo, legittimo rappresentante del popolo palestinese. Per cui, quello che direbbero organizzazioni o individui che sono al di fuori dell’OLP, non dovrebbe avere nessun impatto.

D. - L’Iran critica, poi, i Paesi arabi che parteciperanno ai lavori, accusandoli di "scarsa intelligenza politica". Come si pone in generale oggi il mondo arabo di fronte al difficile processo di pace israelo-palestinese?

R. - Innanzitutto, l’Iran non è un Paese arabo e, quindi, il suo atteggiamento non ha nessun impatto sui Paesi membri della Lega Araba. I Paesi arabi seguono molto da vicino queste aperture, queste prospettive di negoziati di pace di Israele con i palestinesi, per mettere su compiutamente quella cerchia di pace.

D. - Alla Conferenza di Annapolis, si prevede un’ampia partecipazione internazionale. Quale significato assume, in particolare, l’annunciata partecipazione della Siria?

R. - Confermerebbe, concretamente, quanto è stato più volte dichiarato negli ultimi anni dalla presidenza siriana, di voler anch’essa arrivare ad un Trattato di pace con Israele e di chiedere l’apertura di negoziati concreti di pace tra le due nazioni.

D. - Quali sono le aspettative della Chiesa di Terra Santa per la Conferenza di Annapolis?

R. - Umanamente parlando, le future condizioni e prospettive di vita della Chiesa in Terra Santa dipendono dalla pace. In mancanza di pace, si avverte la crescita della militanza di organizzazioni islamiste nei Territori occupati: ne abbiamo avuto la conferma a Gaza negli ultimi mesi.







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