Fiducia alla FAO: bilancio in crescita nel prossimo biennio per la sfida di liberare
il mondo dalla fame
Incontro stampa, stamane a Roma, in chiusura della 34.ma Conferenza dell’Organizzazione
dell’ONU per l’agricoltura e l’alimentazione (FAO). I Paesi membri esprimono fiducia
per il piano di rilancio e i progetti di riforma della più grande agenzia delle Nazioni
Unite, impegnata a liberare il pianeta dall’incubo della fame. Ma siamo ben lontani
dal raggiungere gli obiettivi del Millennio, ha denunciato - ancora una volta - il
direttore generale della FAO, Jacques Diouf. Il servizio di Roberta Gisotti:
La FAO,
impegnata nel cambiamento che investe l’intero sistema delle Nazioni Unite per rispondere
con efficienza alle più importanti sfide che sono di fronte all’umanità. Si è detto
“molto soddisfatto”, Jacques Diouf, per il bilancio 2008-2009 approvato dalla Conferenza:
867,6 milioni di dollari, il 13,3 per cento in più rispetto al biennio passato e dopo
14 anni di budget sempre ridotti. Tutti d’accordo i Paesi membri, eccetto Stati Uniti,
Giappone, Canada e Svizzera. Non ha nascosto, Diouf, tutte le difficoltà per raggiungere
l’obiettivo del Millennio di dimezzare entro il 2015 il numero degli affamati. Oggi,
sono 854 milioni, in aumento quindi dopo sette anni. C’è, quindi, grande preoccupazione
considerato che nel 2050, la popolazione dell’intero pianeta salirà da sei a nove
miliardi.
Che fare? La FAO mette in programma per
il prossimo anno tre Conferenze, la prima già fissata dal 3 al 5 giugno 2008, dedicata
alla sicurezza alimentare mondiale e alle sfide dei cambiamenti climatici e alle bioenergie.
La seconda, incentrata sull’interrogativo “Come nutrire il mondo nel 2050?”. La terza,
per decidere le riforme della stessa organizzazione: governance, gestione interna,
attività esterne.
Il dato riportato da Diouf che
più impressiona è che ancora oggi il 70 per cento dei poveri nel mondo vive in aree
rurali, mentre le risorse destinate all’agricoltura calano sempre di più. Nessun obiettivo
- ha concluso Diouf - sarà mai raggiunto se manca la volontà politica dei Paesi.