Violenze in Bolivia dopo l'approvazione della nuova Costituzione, criticata anche
dai vescovi
Da ieri sera, la Bolivia ha una nuova Costituzione, anche se ancora nelle sue linee
generali. L’Assemblea costituente riunita a Sucre, infatti, ha approvato un "testo
globale" con 143 sì su 145 delegati presenti in Aula. Spetta ora ad una specifica
Commissione esaminare e approvare nel dettaglio, articolo per articolo, il documento
finale. I membri dell’opposizione non hanno partecipato al voto e il loro leader,
l’ex presidente Jorge Quiroga, del partito “Podemos”, ha dichiarato: “E’ una Costituzione
militarizzata, scritta con i fucili e macchiata di sangue”. Infatti, appena la notizia
si è diffusa, incidenti e scontri violenti si sono verificati in diverse città del
Paese; in queste circostanze, Gonzalo Durán, avvocato di 29 anni della città di Sucre,
ha persona la vita colpito da una pallottola al torace. Il clima in realtà è molto
rovente da diversi mesi e, soprattutto, da quando l'Assemblea costituente ha cominciato,
settimane fa, a segnare il passo addirittura per la mancanza di un accordo sul regolamento
delle discussioni. Oggi sotto l'incalzare della scadenza del 14 dicembre prossimo,
per la consegna del testo finale che dovrà essere sottoposto a referendum si è scelto
la curiosa scorciatoia, mai vista in America Latina, di approvare un "testo globale"
che, alla fine, non è altro che un insieme di principi privo della forma giuridica
tipica delle costituzioni. La Chiesa cattolica, in questi 15 mesi di discussioni,
si è pronunciato a più riprese sia sui contenuti, giudicati di “grande rilevanza per
la vita di tutti i boliviani - e non solo per una parte della nazione”, sia sul clima
di scontro, odio e violenza che ha polarizzato la società boliviana paralizzando “il
dialogo, lo scambio di proposte, con gravi danni al bene comune”. Venerdì sera, alla
vigilia dell’annuncio dell’approvazione di un “testo globale della Costituzione”,
l’Episcopato attraverso una nota di mons. Parraga Jesús Juárez, vescovo di El Alto
e segretario della Conferenza episcopale, si era rivolto al Paese per richiamare l’attenzione
di tutti sulla pericolosità della situazione, in particolare della Costituente “che
– si legge nel comunicato dal significativo titolo 'Consenso urgente!' – ha subìto
un deterioramento grave a causa delle posizioni intransigenti e all’ingerenza di interessi
alieni alla natura dell’Assemblea”. “Esortiamo tutti, prosegue la nota, a ritornare
alla razionalità e a deporre atteggiamenti e azioni che provocano solo divisioni (…)
per camminare insieme verso un dialogo sociale sano e autentico capace di rendere
compatibili le aspirazioni individuali con il benessere di tutta la popolazione”.
I vescovi, inoltre, denunciano “come un’aberrazione contraria ai principi umani l’uso
dei bisogni e delle aspirazioni popolari come risorsa di calcolo politici (…) così
come le pressioni che conducono allo scontro tra fratelli”. In riferimento all’impasse
creatosi in seno alla Costituente, i presuli, ancora una volta esortano tutti a lavorare
per ristabilire le condizioni della “convivenza pacifica e la stabilità che reclama
il nostro popolo. Spetta ai leader politici offrire in questo momento - concludono
- proposte concrete e giuste, ed agire con disinteresse, ascoltandosi reciprocamente,
per trovare le giuste soluzioni al conflitto che consuma la nazione”.(A
cura di Luis Badilla)