2007-11-25 14:17:32

Oggi la Giornata internazionale contro la violenza alle donne


“La violenza contro le donne continua ad essere uno dei più atroci, sistematici e diffusi abusi contro i diritti umani nel mondo”. E’ la denuncia che il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha lanciato in occasione dell’odierna Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un fenomeno in aumento contro il quale c’è ancora molto da fare, spiega Ban Ki-moon, per accrescere una consapevolezza a livello pubblico, per costruire una volontà politica e per fornire delle risposte efficaci. Il servizio di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3


Il mostro non è uno sconosciuto, per la maggior parte dei 200 milioni di donne che nel mondo muoiono a causa della violenza, la mano assassina è di un familiare o comunque di una persona conosciuta. La violenza domestica, ha denunciato il Consiglio d’Europa, uccide più del cancro, più delle guerre, più degli incidenti stradali. In Europa si è calcolato che a subirla sia tra il 12 e il 15% delle donne e che è la prima causa di morte per le donne fra i 16 ed i 44 anni. In molti casi non viene denunciata: i numeri potrebbero quindi essere anche di molto superiori. Esistono poi gli stupri e le violenze durante le guerre. In Bosnia, in soli tre anni, tra il 1992 ed il 1995, si calcola che siano state violentate tra le 20 e le 50 mila donne. Una cifra che aumenta vertiginosamente se si va nel Rwanda del 1994 o nella Sierra Leone del decennio 1991 – 2002. 130 milioni, di cui la maggior parte in Africa, sono le bambine e le ragazze sottoposte alla mutilazione dei genitali. Nel mondo, almeno una volta nella vita una donna su tre è vittima di violenza fisica, sessuale, psicologica o sociale. Per frenare la violenza sulle donne, confermano gli esperti, bisogna lavorare sull’uomo e sui modelli di trasmissione dei valori. La donna è stata sempre vittima di fondamentalismi e persecuzioni: bisogna partire dalle scuole e dall’educazione, per non dimenticare le donne, e “Noi non le dimentichiamo” è la campagna lanciata dalla Fondazione Pangea per raccogliere fondi per le afghane, triste simbolo della violenza sulle donne. Fino al 2 dicembre, inviando un sms al 48584, si potrà contribuire con un euro al progetto Jamila, per far ripartire la vita delle donne di Kabul. Con noi Luca Lo Presti, presidente della fondazione:

 
R. – E’ cambiata la vita, è cambiata la speranza per un futuro, attraverso il progetto Jamila, la vita riparte da una donna. Soprattutto il microcredito, perché attraverso un prestito queste donne diventano imprenditrici, proprietarie di quell’autonomia, di quella economia che da loro possibilità di ricominciare ma soprattutto di riuscire a togliere dalla strada i figli: mandare a scuola questi bambini con la speranza di un futuro diverso.

 
D. – Con 10 euro si garantisce un corso di sartoria per una donna, con 20 euro si dona un corso di alfabetizzazione, di diritti umani, di igiene a cinque donne: sono cifre per noi veramente irrisorie, che in Afghanistan cambiano la vita ...

 
R. – Sembra incredibile, vero? 150 euro, e una donna diventa imprenditrice: là è un grande risultato. Ricorderò sempre una tra le nostre primissime beneficiarie del progetto, che mi disse: “Perché non devo venire e non devo provare? Perché mi picchieranno, perché mi stupreranno, ma io vivo così”: perché questa donna si prostituiva per portare a casa dei soldi per sfamare i bimbi. “O perché mi uccideranno? Io ho una possibilità di tornare a vivere e non la voglio perdere”.







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