La Chiesa annuncia umilmente la verità di Cristo Re, morto in croce nel più grande
atto di amore di tutta la storia: lo ha affermato il Papa nella Messa celebrata con
i nuovi cardinali. Appello di pace per il Medio Oriente
“La morte in croce di Gesù è il più grande atto d’amore di tutta la storia”: di questa
verità la Chiesa è depositaria “in tutta umiltà e senza ombra di orgoglio o arroganza”:
è quanto ha affermato stamani Benedetto XVI, nella Solennità di Cristo Re, celebrando
nella Basilica Vaticana la Santa Messa con i 23 nuovi cardinali creati ieri nel secondo
Concistoro del suo Pontificato. Durante il rito si è svolta la semplice e suggestiva
cerimonia della consegna dell'anello cardinalizio. In Piazza San Pietro oltre 20 mila
pellegrini giunti da tutto il mondo hanno seguito la Messa dai maxi-schermi, nonostante
la giornata piovosa. All'Angelus il Papa ha invitato a pregare per il successo del
vertice di pace sul Medio Oriente che si svolgerà martedì prossimo negli Stati Uniti.
Il servizio di Sergio Centofanti.
(Tu es
Petrus)
Cristo Re dell’universo – ha affermato il
Papa – è “l’unico Signore, di fronte al quale siamo tutti fratelli. L’intera gerarchia
della Chiesa, ogni carisma e ministero, tutto e tutti siamo al servizio della sua
signoria”. Ma la regalità di Cristo è “singolare” – ha proseguito Benedetto XVI –
perché si manifesta sulla Croce: Gesù, disprezzato e schernito, “rivela la propria
gloria rimanendo … sulla croce, come Agnello immolato”. In modo inaspettato, nota
il Pontefice commentando il Vangelo odierno – il buon ladrone “confessa la regalità
del giusto innocente”: lo vede crocifisso e lo chiama re; comprende che “la vita è
stare con Cristo, perché dove c’è Cristo la c’è il Regno”; e così “la gloria divina
è già presente, seppure nascosta dallo sfiguramento della croce”:
“In
Gesù crocifisso avviene la massima rivelazione di Dio possibile in questo mondo, perché
Dio è amore, e la morte in croce di Gesù è il più grande atto d’amore di tutta la
storia. Ebbene, sull’anello cardinalizio, che tra poco consegnerò ai nuovi membri
del sacro Collegio, è raffigurata proprio la crocifissione. Questo, cari Fratelli
neo-Cardinali, sarà sempre per voi un invito a ricordare di quale Re siete servitori,
su quale trono Egli è stato innalzato e come è stato fedele fino alla fine per vincere
il peccato e la morte con la forza della divina misericordia. La madre Chiesa, sposa
di Cristo, vi dona questa insegna come memoria del suo Sposo, che l’ha amata e ha
consegnato se stesso per lei (cfr Ef 5,25). Così, portando l’anello cardinalizio,
voi siete costantemente richiamati a dare la vita per la Chiesa”.
E
la Chiesa è dunque chiamata a servire fedelmente la verità di Cristo morto e risorto
per la nostra salvezza:
“La Chiesa è depositaria
del mistero di Cristo: lo è in tutta umiltà e senza ombra di orgoglio o arroganza,
perché si tratta del dono massimo che ha ricevuto senza alcun merito e che è chiamata
ad offrire gratuitamente all’umanità di ogni epoca, come orizzonte di significato
e di salvezza. Non è una filosofia, non è una gnosi, sebbene comprenda anche la sapienza
e la conoscenza. E’ il mistero di Cristo; è Cristo stesso, Logos incarnato, morto
e risorto, costituito Re dell’universo”.
“Come
non provare – ha proseguito il Papa - un émpito di entusiasmo colmo di gratitudine
per essere stati ammessi a contemplare lo splendore di questa rivelazione?”:
“Come
non sentire al tempo stesso la gioia e la responsabilità di servire questo Re, di
testimoniare con la vita e con la parola la sua signoria? Questo è, in modo particolare,
il nostro compito, venerati Fratelli Cardinali: annunciare al mondo la verità di Cristo,
speranza per ogni uomo e per l’intera famiglia umana”.
Strettamente
unito a questa missione è l’impegno per “la pace tra tutti i discepoli di Cristo,
come segno della pace che Gesù è venuto a instaurare nel mondo … mediante la croce”:
“La
Chiesa è quella porzione di umanità in cui si manifesta già la regalità di Cristo,
che ha come manifestazione privilegiata la pace. E’ la nuova Gerusalemme, ancora imperfetta
perché pellegrina nella storia, ma in grado di anticipare, in qualche modo, la Gerusalemme
celeste… La preghiera per la pace e l’unità costituisca la vostra prima e principale
missione, affinché la Chiesa sia ‘salda e compatta’ (v. 3), segno e strumento di unità
per tutto il genere umano” (cfr Lumen gentium, 1).
Al
termine della celebrazione il Papa si è recato sul Sagrato della Basilica per la recita
dell’Angelus e per benedire le migliaia di pellegrini presenti in Piazza San Pietro,
salutando in particolare i fedeli iracheni giunti per festeggiare il neoporporato
patriarca di Babilonia dei Caldei Emmanuel III Delly. Benedetto XVI ha ricordato il
vertice di pace sul Medio Oriente che si svolgerà martedì prossimo, ad Annapolis,
negli Stati Uniti: “israeliani e palestinesi – ha detto - con l’aiuto della Comunità
Internazionale, intendono rilanciare il processo negoziale per trovare una soluzione
giusta e definitiva al conflitto che da sessant’anni insanguina la Terra Santa e tante
lacrime e sofferenze ha provocato nei due popoli”. Quindi ha lanciato un appello:
“Vi
chiedo di unirvi alla Giornata di preghiera indetta per oggi dalla Conferenza Episcopale
degli Stati Uniti d’America per implorare dallo Spirito di Dio la pace per quella
regione a noi tanto cara e i doni della saggezza e del coraggio per tutti i protagonisti
dell’importante incontro”.