2007-11-25 15:11:32

Iraq: presto esami di religione cristiana anche per gli studenti delle scuole pubbliche


Gli studenti delle scuole pubbliche irachene potranno sostenere esami in religione cristiana. E’ quanto assicurato dal presidente della Repubblica Irachena Jalal Talabani, al patriarca dei Caldei, il neo-cardinale Emmanuel III Delly. Lo ha rivelato mons. Jacques Ishaq, vescovo ausiliare di Nisibi e responsabile per gli Affari culturali del Patriarcato di Babilonia dei Caldei in un’intervista riportata dall’agenzia Zenit. “Il sistema educativo iracheno, ha detto il presule, è basato sulla valutazione centesimale data dalla somma dei voti finali in ogni materia studiata. In molte scuole l’unico insegnamento religioso impartito è quello islamico e di conseguenza – in mancanza di una materia e di una sua valutazione – per gli studenti cristiani è molto difficile avere votazioni finali uguali a quelli dei loro compagni musulmani che invece sostengono un esame in più”. Sostenere gli esami di religione cristiana, permetterebbe agli altri studenti che professano la fede in Gesù, di ottenere valutazioni finali maggiori. Sotto il regime di Saddam Hussein, la percentuale delle ammissioni di giovani cristiani a scuola doveva rimanere sotto la soglia del 25%, così come stabilito in un decreto del 1972. In ogni caso, secondo mons. Jacques Ishaq, rimane difficile oggi trovare professori che siano in grado di insegnare la religione cristiana in Iraq. “In passato – ha affermato – i vescovi avevano stabilito che ad insegnare potessero essere solo quei laici in possesso del certificato rilasciato dopo la frequenza dei corsi triennali dell’Istituto delle Scienze Religiose del Babel College”, che è l’unica Facoltà cristiana di studi teologici presente nel Paese del Golfo, affiliata dal 1997 alla Pontificia Università Urbaniana di Roma. Oggi, la sede dell’Istituto è stata trasferita nel Kurdistan iracheno, per far fronte all’insicurezza di Baghdad e ai continui sequestri di personale ecclesiastico, ma il problema della carenza di personale qualificato rimane alta a causa dell’emigrazione forzata dei cristiani. “Ci sono poi i problemi del caos che regna a Baghdad e che non ha risparmiato il Ministero dell’Istruzione, e quello dell’appartenenza politica dei responsabili di tali decisioni che a volte può ostacolare o rallentare la messa in pratica di leggi favorevoli alla minoranza cristiana”, ha sottolineato il presule. “Tutti sanno che prima della nazionalizzazione delle scuole da parte del passato regime nel 1972 le scuole cristiane erano considerate le migliori del Paese tanto che le famiglie musulmane più in vista vi mandavano i propri figli a studiare, ed alcuni dei protagonisti dell’attuale scena politica irachena, seppure di fede islamica, hanno studiato in esse”. Questo perché in Iraq “i cristiani sono ancora percepiti come 'portatori di cultura'”. Di fronte alle violenze che insanguinano il Paese e che colpiscono anche i musulmani, ha concluso mons. Ishaq, alcuni di loro cominciano a percepire l’elemento cristiano come un elemento di equilibrio, una religione di pace”. (F.F)







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