Croazia alle urne con il pensiero all'Europa. Bassa l'affluenza
Appuntamento elettorale oggi per la Croazia: al voto per le elezioni politiche 4,4
milioni di cittadini. Bassa l’affluenza alle urne, in mattinata solo il 18 per cento
degli aventi diritto si è recato a votare. Nei giorni scorsi, nel loro appello alla
nazione in vista della consultazione, i vescovi del Paese hanno raccomandato “il bene
comune, l’impegno per la tutela della vita e la solidarietà con i poveri”, per la
libera scelta dell’istruzione religiosa e per un sistema fiscale a beneficio della
famiglia. Il servizio di Fausta Speranza: E’
una Croazia sempre più vicina a Bruxelles quella che si reca alle urne oggi. I leader
delle due principali forze sono entrambi europeisti convinti: il premier in carica
conservatore Ivo Sanader e l'emergente Zoran Milanovic dei socialdemocratici. Le differenze
si segnano in tema di ricette economiche: i primi rivendicano la politica di stabilizzazione
macroeconomica di stampo liberale che insieme al turismo ha fatto il boom economico
degli ultimi anni; gli altri insistono nel denunciare le persistenti sacche di corruzione
e i problemi sociali ancora irrisolti. Se è vero che nel prossimo futuro ci sono
la NATO e l’Unione Europea, è anche vero che la differenza può stare nei ritmi e nei
costi: i conservatori difendono il passo accelerato imposto dal governo Sanader dal
2003; i socialdemocratici promettono un percorso più cadenzato, senza escludere tra
l'altro un referendum sulla NATO. In ogni caso si tratta delle quinte elezioni dal
1991, anno dell’indipendenza dall’allora Jugoslavia. Molte cose sono cambiate, anche
nella Comunità democratica croata (HDZ): la formazione che fu feudo nazionalista del
defunto 'padre della patria' Franjo Tudjman, che Sanader ha riformato in questi anni
verso l'approdo occidentale del Partito Popolare Europeo. La cattolicità resta un
elemento fondamentale dell’identità croata e vanno poi ricordate le minoranze etniche,
che eleggeranno otto deputati in seggi garantiti. Tre andranno ai 250 mila serbi di
Croazia, dimezzati dopo le guerre di dissoluzione della Jugoslavia, ma tuttora numerosi
e alle prese con problemi legati al rientro dei profughi e alla lenta ricostruzione
e restituzione dei beni. Un seggio sarà invece appannaggio dei circa 20 mila italiani
d'Istria e Fiume. Per quanto riguarda l’ingresso in Europa, superati i problemi legati
alla collaborazione con il Tribunale internazionale per i crimini di guerra commessi
nella ex Jugoslavia, se la Croazia manterrà il passo attuale, entrerà nell'Unione
Europea segnando un tempo record per il processo di adesione: aperto nel 2005, secondo
il commissario all'allargamento UE, Olli Rehn, si concluderà con l'ingresso già nel
2010.