2007-11-24 15:32:06

Il patriarca Emmanuel III Delly: la dignità cardinalizia che ricevo non è per la mia povera persona ma per tutti gli iracheni che soffrono


Ieri pomeriggio, a margine della giornata di riflessione e preghiera del Collegio cardinalizio con il Papa, il patriarca iracheno di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, ha incontrato i giornalisti. Il patriarca ha rilevato che “la dignità cardinalizia rappresenta un riconoscimento per la sofferenza dell’Iraq ed onora tutti gli iracheni”. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3


“Siamo figli della speranza dobbiamo essere ottimisti, il Signore ci proteggerà”.

 
Questo il sentito e accorato auspicio espresso ieri dal patriarca Emmanuel III Delly ai giornalisti intervenuti alla conferenza stampa, affinché, l’Iraq, il suo Paese, e il popolo iracheno, con tutte le varie realtà etniche, politiche e religiose, ritrovino pace e sicurezza. Una speranza che oggi sembra più lontana che mai, viste le notizie di violenze che giornalmente giungono dal Paese del Golfo, ma che non deve mai cedere alla disperazione per una situazione che, purtroppo, sembra a volte senza via d’uscita. Tra ieri e oggi diversi attentati a Mossul, ad Hilla e a Baghdad hanno provocato decine di vittime. Intanto, il nuovo governo polacco del premier Donald Tusk ha annunciato il ritiro delle proprie truppe dall’Iraq e sulla stessa linea potrebbe schierarsi il nuovo esecutivo australiano, a guida laburista, che uscirà fuori dalle elezioni disputatesi oggi. Alla luce di questa situazione – ha fatto capire il patriarca Delly – la nomina cardinalizia assume un significato particolare, un dono all’intero popolo iracheno per il dramma che sta vivendo da anni; intenzioni, queste, che il Papa, in prima persona, ha ieri riferito allo stesso neocardinale. Sentiamo il cardinale Delly:

 
“Questa dignità che il Santo Padre mi ha donato, non è stata data alla mia povera persona, ma è stata data a tutti gli iracheni. Spero di essere ora utile non soltanto all’Iraq, ma a tutta l’umanità. Le ultime parole che il Santo Padre mi ha detto sono state: 'Spero che questo gesto sia un segno di riconciliazione non soltanto fra i popoli, ma specialmente tra sunniti, sciiti e cristiani, perché per me l’Iraq è un caro Paese'”.
 
E la vicinanza del Papa all’Iraq – ha detto ancora il patriarca Delly rispondendo alle domande dei giornalisti – non deve far dimenticare che la difficile situazione dei cristiani iracheni, che a migliaia hanno lasciato il Paese a causa delle continue violenze, è la stessa che vivono le altre realtà sociali e religiose dell’Iraq:

 
“Ciò che accade in Iraq ai cristiani accade anche ai nostri fratelli musulmani e ciò che accade ai nostri fratelli musulmani accade anche ai cristiani. Sono 14 secoli che viviamo insieme, sono 14 secoli che abbiamo relazioni. Voi, dunque, dovreste domandare quale sia la situazione degli iracheni oggi e non solo dei cristiani. E’ vero che, qualche volta, i cristiani sono maggiormente colpiti, ma è anche vero che ciò che accade, accade a tutti gli iracheni, ugualmente. Una autobomba non uccide soltanto cristiani o soltanto musulmani, ma uccide tutti. Quando tornerà la sicurezza, molti torneranno alle loro case. Alcune famiglie sono già tornate. E’ un inizio, ma speriamo che questo processo continui”.







All the contents on this site are copyrighted ©.