Il patriarca Emmanuel III Delly: la dignità cardinalizia che ricevo non è per la mia
povera persona ma per tutti gli iracheni che soffrono
Ieri pomeriggio, a margine della giornata di riflessione e preghiera del Collegio
cardinalizio con il Papa, il patriarca iracheno di Babilonia dei Caldei, Emmanuel
III Delly, ha incontrato i giornalisti. Il patriarca ha rilevato che “la dignità cardinalizia
rappresenta un riconoscimento per la sofferenza dell’Iraq ed onora tutti gli iracheni”.
Il servizio di Giancarlo La Vella:
“Siamo
figli della speranza dobbiamo essere ottimisti, il Signore ci proteggerà”.
Questo
il sentito e accorato auspicio espresso ieri dal patriarca Emmanuel III
Delly ai giornalisti intervenuti alla conferenza stampa, affinché, l’Iraq,
il suo Paese, e il popolo iracheno, con tutte le varie realtà etniche, politiche e
religiose, ritrovino pace e sicurezza. Una speranza che oggi sembra più lontana che
mai, viste le notizie di violenze che giornalmente giungono dal Paese del Golfo, ma
che non deve mai cedere alla disperazione per una situazione che, purtroppo, sembra
a volte senza via d’uscita. Tra ieri e oggi diversi attentati a Mossul, ad Hilla e
a Baghdad hanno provocato decine di vittime. Intanto, il nuovo governo polacco del
premier Donald Tusk ha annunciato il ritiro delle proprie truppe dall’Iraq e sulla
stessa linea potrebbe schierarsi il nuovo esecutivo australiano, a guida laburista,
che uscirà fuori dalle elezioni disputatesi oggi. Alla luce di questa situazione –
ha fatto capire il patriarca Delly – la nomina cardinalizia assume un significato
particolare, un dono all’intero popolo iracheno per il dramma che sta vivendo da anni;
intenzioni, queste, che il Papa, in prima persona, ha ieri riferito allo stesso neocardinale.
Sentiamo il cardinale Delly:
“Questa dignità che
il Santo Padre mi ha donato, non è stata data alla mia povera persona, ma è stata
data a tutti gli iracheni. Spero di essere ora utile non soltanto all’Iraq, ma a tutta
l’umanità. Le ultime parole che il Santo Padre mi ha detto sono state: 'Spero che
questo gesto sia un segno di riconciliazione non soltanto fra i popoli, ma specialmente
tra sunniti, sciiti e cristiani, perché per me l’Iraq è un caro Paese'”. E
la vicinanza del Papa all’Iraq – ha detto ancora il patriarca Delly
rispondendo alle domande dei giornalisti – non deve far dimenticare che la difficile
situazione dei cristiani iracheni, che a migliaia hanno lasciato il Paese a causa
delle continue violenze, è la stessa che vivono le altre realtà sociali e religiose
dell’Iraq:
“Ciò che accade in Iraq ai cristiani accade
anche ai nostri fratelli musulmani e ciò che accade ai nostri fratelli musulmani accade
anche ai cristiani. Sono 14 secoli che viviamo insieme, sono 14 secoli che abbiamo
relazioni. Voi, dunque, dovreste domandare quale sia la situazione degli iracheni
oggi e non solo dei cristiani. E’ vero che, qualche volta, i cristiani sono maggiormente
colpiti, ma è anche vero che ciò che accade, accade a tutti gli iracheni, ugualmente.
Una autobomba non uccide soltanto cristiani o soltanto musulmani, ma uccide tutti.
Quando tornerà la sicurezza, molti torneranno alle loro case. Alcune famiglie sono
già tornate. E’ un inizio, ma speriamo che questo processo continui”.