I Settimanali cattolici: uniti per educare all'intelligenza e ridare un'identità ai
cattolici italiani
Uniti per “informare sui valori”, per ridare un’identità al popolo cattolico, per
far rifiorire lo spirito critico e per “educare all’intelligenza”, come ha recentemente
sottolineato Benedetto XVI incontrando la diocesi di Roma. Sono i pilastri indicati
da rappresentanti e direttori di testate aderenti alla Federazione italiana settimanali
cattolici (FISC), per contrastare l’ottica, in diversi casi deformante, con cui i
mezzi di informazione non cattolici informano sui grandi temi di interesse ecclesiale.
L’occasione per interrogarsi sul ruolo dei settimanali cattolici nella società è la
XV Assemblea della FISC, che si chiude oggi a Roma. Mons. Claudio Maria Celli, presidente
del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, ha sottolineato, inoltre, un
compito prioritario, quello di “cercare la verità per condividerla”. Sulla presenza
in Italia delle testate cattoliche ascoltiamo, al microfono di Debora Donnini,
il presidente della FISC, don Giorgio Zucchelli:
R. -
Siamo presenti in quasi tutte le diocesi, ne mancano ancora circa una quarantina,
e siamo in una situazione di espansione a livello nazionale. Siamo una forza che vuole
contare sempre più.
D. - Quindi, sono in crescita
i settimanali cattolici...
R. - Siamo generalmente
in crescita, anche come numero di testate. In questi tre anni abbiamo avuto 14 nuove
testate che sono sorte o si sono iscritte alla nostra federazione, soprattutto nel
sud, che è la zona meno coperta: qui c’è un notevole fermento.
D.
- I settimanali cattolici che aderiscono alla FISC si occupano solo di informazione
religiosa o anche di informazione in generale?
R.
- Non proponiamo solamente un’informazione ecclesiale: l’informazione è a 360 gradi:
cronaca, politica, società. Ma il taglio, il punto di vista, è quello dei valori cristiani,
e questo è un modo per dare una lettura della realtà diversa da quella imperante.
D. - Quali sono le problematiche che registrate
per la crescita e la diffusione dei settimanali cattolici?
R.
- Alcune sono intrinseche alle nostre testate che non hanno fatto il salto di giornali
di informazione, ma sono ancora troppo ristrette all’interno della propria informazione
ecclesiastica. Il secondo aspetto è che molti giornali sono ancora a livello ‘artigianale’
e non hanno ancora realizzato delle vere e proprie aziende. Dal punto di vista esterno,
le difficoltà sono quelle di tutti i giornali: dobbiamo conquistarci i lettori e oggi
è una battaglia abbastanza dura. Vogliamo sottolineare l’importanza dei nostri giornali,
ci impegniamo dal punto di vista ecclesiale negli avamposti dell’evangelizzazione,
perché arriviamo anche nelle case di persone che, purtroppo, non frequentano più le
parrocchie e le comunità ecclesiali; in questo modo, possiamo arrivare là dove i tradizionali
strumenti della pastorale non arrivano più.