Libano: ancora rinviata l'elezione del nuovo presidente
E' stata rinviata al 30 novembre la sessione del Parlamento libanese che avrebbe dovuto
eleggere il capo dello Stato entro la mezzanotte di oggi, scadenza del mandato di
Emile Lahoud. Il rinvio è stato deciso per mancanza del quorum in aula. La decisione,
ampiamente prevista, era stata anticipata dal deputato Ali Hassan Khalil, stretto
collaboratore del presidente del parlamento, Nabih Berri. Continua, quindi, il braccio
di ferro sulla scelta del candidato tra la maggioranza parlamentare filo-occidentale
e l'opposizione filo-siriana guidata dagli sciiti di Hezbollah. Intanto, sempre dalla
maggioranza di governo, è stato rivolto un appello al capo dello Stato Lahoud a lasciare
il palazzo presidenziale alla scadenza del suo mandato alla mezzanotte di oggi, minacciandolo
di azioni legali in caso contrario. Sugli scenari che si possono aprire ora in Libano
sentiamo Camillle Eid, giornalista libanese del quotidiano Avvenire, intervistato
da Stefano Leszczynski:00:01:44:45
R. – Possiamo prevedere anche il
mantenimento dello status quo per una settimana o dieci giorni e, quindi, fino alla
conclusione della Conferenza di Annapolis. A mezzanotte scade il mandato dell’attuale
presidente Emile Lahoud; Lahoud potrebbe nominare, entro la mezzanotte, il capo delle
forze armate alla guida di questo governo transitorio, contrapposto ovviamente a quello
attualmente riconosciuto dalla Comunità internazionale, ma considerato illegittimo
dall’opposizione dopo le dimissioni di tutti i ministri sciiti.
D. – Sul ruolo
di Hezbollah che, comunque, cerca di apparire quasi conciliante in questa situazione,
è giustificata questa tranquillità? O si tratta di una ostentazione che, forse, nasconde
altro?
R. – Diciamo che di per sé la posizione è tranquillizzante; se il movimento
Hezbollah non ricorre a manifestazioni di piazza. Si tratta ora di capire chi farà
la prima mossa sbagliata, alla quale l’altra parte è sempre pronta a contrapporre
un’altra mossa altrettanto azzardata.
D. – In ogni caso, il Paese resta in
una situazione di equilibrio estremamente precario?
R. – Ovviamente il vuoto
fa paura, anche perché il Paese è comunque con il fiato sospeso; la tensione è già
alle stelle e il Libano si è trovato, nelle ultime settimane, al centro del mondo
per le visite di ministri degli Esteri, del segretario generale dell’ONU e della Lega
Araba. Speriamo che questa attenzione non diminuisca nei prossimi giorni, perché permetterebbe
di portare il Libano al sicuro.