2007-11-22 08:06:48

Somalia: un nuovo premier per contrastare il caos


La Somalia, Paese per il quale il Papa, ha lanciato un accorato appello, ha un nuovo premier. La notizia è stata diffusa ieri da fonti diplomatiche italiane. Giulio Albanese: RealAudioMP3

Mogadiscio è ormai una città morta per i civili. Dalla capitale, stando all'ONU, sono fuggiti in 600.000 da febbraio, 200.000 solo nell'ultima quindicina di giorni. Molte centinaia di civili sono morti tra ottobre e metà novembre per gli incessanti combattimenti tra insorti guidati dagli integralisti islamici e truppe governative ed etiopiche. Sulla situazione attuale in Somalia, Giada Aquilino ha intervistato Silvio Tessari, responsabile per il Corno d’Africa della Caritas Italiana, organizzazione da anni impegnata in territorio somalo:RealAudioMP3


R. - A Mogadiscio sostanzialmente c'è la guerra. La popolazione lascia la capitale dove – dato che il governo provvisorio somalo è alleato in questo momento con l’Etiopia - ci sono le truppe etiopi che stanno combattendo molto duramente con le milizie islamiche rimaste a Mogadiscio. Si parla di 300-400 mila sfollati. C’è anche un’altra regione che è passata un po’ sotto silenzio: l’Ogaden, cioè la parte desertica verso nord-ovest, in territorio etiope, dove, da fonti sicure, abbiamo notizie che le truppe di Addis Abeba stanno combattendo.

D. - Qual è la situazione umanitaria?

R. - Un po’ di aiuti riescono ad arrivare, ma nelle zone dove c’è maggior bisogno - a Mogadiscio e dintorni e nell’Ogaden - è impossibile, perché c’è troppa poca sicurezza per potersi muovere. La Caritas Somalia è riuscita, in collaborazione con alcune ONG locali, a raggiungere circa 6-7 mila persone, ma - di fronte a un milione di sfollati interni in tutta la Somalia - è ben poco.

D. - Alle violenze si affiancano tentativi di superare la crisi politica con la nomina, per esempio, di un nuovo premier. Ma quali altre realtà, anche esterne, influiscono sulla vita quotidiana della Somalia?

R. – Si inseriscono sempre interessi esterni, dell’Etiopia, dell’Eritrea, di altre nazioni.

D. - Il Papa ha ricordato la precaria situazione della Somalia, sempre più afflitta dall’insicurezza sociale e dalla povertà. Come superare questo momento?

R. – Naturalmente è possibile aumentare l’aiuto umanitario. Ma, se non si verificherà un salto di qualità da parte delle Nazioni Unite o degli Stati più interessati alla vicenda somala, dobbiamo preparaci a un altro disastro che si prolungherà.








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