La corsa del petrolio verso i 100 dollari al barile
Il prezzo del petrolio in continua crescita è arrivato a sfiorare i 100 dollari a
barile. La sete di oro nero da parte di tutti i Paesi industrializzati ed in particolare
delle cosiddette ‘tigri’ asiatiche, in testa Cina ed India, ha provocato una forte
riduzione delle scorte petrolifere mondiali. Ad influire, tuttavia, sui prezzi sarebbero
anche forti meccanismi speculativi e fiscali, contro i quali poco può fare una moneta
unica europea supervalutata nei confronti del dollaro. Stefano Leszczynski
ha sentito il parere dell’economista Alberto Quadrio Curzio:
R.
– Sono effetti di cui sia i Paesi sviluppati, sia i Paesi in via di sviluppo pagheranno
un prezzo salato, perché il petrolio è una materia prima che entra in tutte le produzioni
e l’incremento di prezzo andrà a ricadere inevitabilmente sui costi di produzione
e sui prezzi al consumo.
D. – A fronte di una sempre
maggiore forza dell’euro non si registrano benefici sull’acquisto del petrolio. Pensiamo,
ad esempio, ai carburanti: come mai?
R. – L’euro sta ammortizzando in
parte l’aumento del prezzo del petrolio, ma non interamente. Si tenga conto che negli
ultimi 12 mesi il petrolio è aumentato più del 50 per cento di prezzo mentre l’euro
non è aumentato di più del 50 per cento sul valore.
D.
– In molti Paesi in via di sviluppo o sottosviluppati ci sono delle riserve ingenti.
Questi Paesi ottengono, secondo lei, qualche beneficio da questa ricchezza o verranno
penalizzati per lo sfruttamento di multinazionali straniere?
R.
– Il beneficio potrebbe essere molto grande per quei Paesi, laddove i Paesi stessi
fossero retti da sistemi democratici e da politiche economiche adeguate a livelli
standard. Questo purtroppo non avviene per molti di questi Paesi in cui non ci sono
forme democratiche. A volte, poi, sono Paesi in cui l’influenza di altri Paesi o di
imprese, ma soprattutto di altri Paesi, tra cui la Cina sta diventando dominante anche
in Africa. Per questo non si può assicurare in alcun modo un adeguato utilizzo per
aumentare il benessere delle popolazioni locali.
Iraq Almeno
otto membri di una pattuglia di poliziotti di quartiere a Baghdad sud sono stati uccisi
da militanti di al Qaeda, mentre almeno sei integralisti di al Qaeda sono stati uccisi
nella provincia di Diyala, a nord-est di Baghdad. Osservatori sottolineano che molti
capi tribali soprattutto sunniti hanno organizzato i giovani delle loro tribù in unità
di polizia locali per estromettere gli integralisti di al Qaeda. A questa mobilitazione
dei capi tribali viene attribuito gran parte del merito del calo delle violenze in
Iraq negli ultimi mesi. C’è poi da riferire delle dichiarazioni dell’ex generale Ricardo
Sanchez che ha comandato le truppe USA dopo la caduta di Baghdad: appoggia la proposta
democratica di far rientrare il grosso dei soldati americani dall'Iraq entro un anno.
Dagli sciiti iracheni una petizione di condanna per le ingerenze dell’Iran Una
petizione di condanna nei confronti dell'Iran, accusato di fomentare le violenze in
Iraq è stata sottoscritta da oltre 300 mila musulmani sciiti del sud dell'Iraq. Nel
darne notizia, il "Washington Post" sottolinea come la comunità sciita irachena sia
al suo interno molto più divisa rispetto all'influenza esercitata da Teheran di quanto
si riconosca. Se il primo ministro ed i principali blocchi politici sono strettamente
legati all'Iran, si legge, secondo gli organizzatori della petizione, molti cittadini
sono fortemente contrari all'ingerenza iraniana negli affari interni iracheni. La
petizione - che secondo gli organizzatori è stata sottoscritta da 600 sceicchi e gode
dell'appoggio dell'Organizzazione dei Mujaheddin del Popolo iraniani - esorta l'ONU
ad inviare una delegazione per indagare su quelli che definisce i crimini compiuti
dall'Iran e dai suoi agenti nel sud dell'Iraq.
Nucleare e Iran Riguardo
al programma nucleare iraniano, l'AIEA ha registrato dei “buoni progressi” ma restano
ancora “delle questioni aperte”. E’ quanto ha dichiarato il direttore generale dell'agenzia
atomica internazionale, Mohamed El Baradei, aprendo i lavori della riunione del Board
dell'AIEA, cominciata stamane nella sede delle Nazioni Unite a Vienna. El Baradei
ha spiegato che i progressi registrati negli ultimi due mesi sono stati resi possibili
grazie al “maggiore livello di cooperazione dell'Iran”. Tuttavia, ha aggiunto, “mi
appello all'Iran ad essere più attiva nel fornire informazioni” soprattutto riguardo
alle questioni aperte relative all'arricchimento di uranio. El Bararei ha aggiunto
che finora l'AIEA non ha riscontrato divergenze rispetto al materiale dichiarato da
Teheran, sottolineando però che l'Iran non applica il protocollo supplementare di
controlli.
Terremoto in Iran Una scossa di terremoto di magnitudo
5,1 sulla scala aperta Richter ha colpito stamattina il sud dell'Iran, un giorno dopo
che un sisma di eguale forza aveva colpito le regioni petrolifere del sud ovest del
Paese provocando il ferimento di 30 persone. Lo ha detto l'agenzia ufficiale iraniana
Irna. Non ci sono per ora notizie di vittime o danni del sisma, avvenuto alle O6:14
(le 04:44 ora italiana) nei pressi della città portuale di Bandar Lengeh nella provincia
di Hormozgan. Il terremoto di ieri, anch'esso di 5,1 gradi sulla scala Richter, ha
provocato solo lievi danni.
Pakistan La Corte suprema pakistana
ha respinto l'ultimo ricorso che pendeva sulla rielezione del presidente Pervez Musharraf.
La Corte suprema, epurata di tutti i giudici ostili a Musharraf dopo la proclamazione
dello stato di emergenza, aveva già respinto gli altri cinque ricorsi presentati contro
la sua candidatura alla rielezione. La decisione apre la strada alla sua proclamazione
come presidente per un secondo mandato di cinque anni e alle promesse dimissioni da
capo delle forze armate. E' stato il nuovo capo della Corte, Abdul Hamid Dogar, a
pronunciare la parola ''respinto'' rispetto al sesto ricorso. Le opposizioni sostenevano
che Musharraf non avrebbe potuto candidarsi alle elezioni del 6 ottobre, perchè questi
non si era dimesso da capo delle forze armate.
Libano Una delegazione
di alti ufficiali dell'esercito libanese, guidata dal suo comandante in capo, generale
Michel Suleiman, ha incontrato stamani il presidente del parlamento e leader sciita
d'opposizione Nabih Berri e il premier sunnita Fuad Siniora. Lo ha riferito il sito
Internet del quotidiano An-Nahar. L'incontro tra la delegazione del comando dell'esercito
e le massime autorità istituzionali libanesi è avvenuto alla vigilia della prevista
seduta del parlamento, convocato domattina per eleggere il successore dell'attuale
presidente della Repubblica, il filosiriano Emile Lahud, il cui mandato scade sempre
domani alla mezzanotte. Nessuna intesa sull'elezione di un nuovo capo dello Stato
“consensuale” è stata finora raggiunta tra la maggioranza parlamentare antisiriana
che sostiene il governo Siniora e l'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah,
appoggiato da Siria e Iran. Una delegazione di Hezbollah ha intanto incontrato stamani
Lahud, al quale ha dichiarato che qualsiasi sua “iniziativa”, in caso di mancata intesa
tra maggioranza e opposizione sull'elezione del nuovo capo dello Stato, sarebbe “costituzionale”.
Somalia Nuur
Adde, 70 anni, ex colonnello della polizia, presidente della Mezzaluna Internazionale,
è stato formalmente nominato primo ministro somalo dal presidente della Repubblica
Abdullahi Yusuf a Baidoa, nord est del Paese, dove ancora siede il parlamento della
Somalia. In breve tempo, forse già entro fine settimana, l'investitura dovrà essere
approvata dai deputati. Una procedura lunga, in un Paese che di fatto non c'è più.
Mogadiscio è ormai una città morta per i civili. Dalla capitale, stando all'ONU, sono
fuggiti in 600.000 da febbraio, 200.000 solo nell'ultima quindicina di giorni. Molte
centinaia di civili sono morti tra ottobre e metà novembre per gli incessanti combattimenti
tra insorti guidati dagli integralisti islamici e truppe governative ed etiopiche.
Sulla situazione attuale in Somalia, Giada Aquilino ha intervistato Silvio
Tessari, responsabile per il Corno d’Africa della Caritas Italiana, organizzazione
da anni impegnata in territorio somalo:
R. -
A Mogadiscio sostanzialmente c'è la guerra. La popolazione lascia la capitale dove
– dato che il governo provvisorio somalo è alleato in questo momento con l’Etiopia
- ci sono le truppe etiopi che stanno combattendo molto duramente con le milizie islamiche
rimaste a Mogadiscio. Si parla di 300-400 mila sfollati. C’è anche un’altra regione
che è passata un po’ sotto silenzio: l’Ogaden, cioè la parte desertica verso nord-ovest,
in territorio etiope, dove, da fonti sicure, abbiamo notizie che le truppe di Addis
Abeba stanno combattendo.
D. - Qual è la situazione
umanitaria?
R. - Un po’ di aiuti riescono ad arrivare,
ma nelle zone dove c’è maggior bisogno - a Mogadiscio e dintorni e nell’Ogaden - è
impossibile, perché c’è troppa poca sicurezza per potersi muovere. La Caritas Somalia
è riuscita, in collaborazione con alcune ONG locali, a raggiungere circa 6-7 mila
persone, ma - di fronte a un milione di sfollati interni in tutta la Somalia - è ben
poco.
D. - Alle violenze si affiancano tentativi
di superare la crisi politica con la nomina, per esempio, di un nuovo premier. Ma
quali altre realtà, anche esterne, influiscono sulla vita quotidiana della Somalia?
R.
– Si inseriscono sempre interessi esterni, dell’Etiopia, dell’Eritrea, di altre nazioni.
D. - Il Papa ha ricordato la precaria situazione
della Somalia, sempre più afflitta dall’insicurezza sociale e dalla povertà. Come
superare questo momento?
R. – Naturalmente è possibile
aumentare l’aiuto umanitario. Ma, se non si verificherà un salto di qualità da parte
delle Nazioni Unite o degli Stati più interessati alla vicenda somala, dobbiamo preparaci
a un altro disastro che si prolungherà.
Ungheria Circa 6-8.000
persone hanno partecipato, ieri sera, alla manifestazione sindacale contro le riforme
del governo del premier socialista Ferenc Gyurcsany sulla piazza davanti al parlamento
a Budapest. La manifestazione si è svolta pacificamente ma incidenti si sono verificati
dopo che era stata sciolta. Alla protesta hanno aderito tutti i partiti di centro
destra (Fidesz, Jobbik, Miep). I dimostranti hanno scandito slogan contro la riforma
sanitaria e delle pensioni del governo e rispondendo all'appello dei dirigenti sindacali,
vicini a Fidesz, hanno firmato una petizione contro le riforme. Il raduno si è sciolto
senza incidenti ma dopo che la manifestazione era stata sciolta, qualche centinaio
di estremisti hanno lanciato bottiglie incendiarie contro i poliziotti e incendiato
i cassonetti dei rifiuti. Una squadra speciale della polizia ha disperso i dimostranti
ma i disordini sono andati avanti fino a tarda ora nelle vie del centro. Non vi sono
stati nè arresti nè feriti.
Albania Il presidente della Repubblica
albanese, Bamir Topi, ha disposto la rimozione del procuratore generale, Theodori
Sollaku - il più alto magistrato del Paese - accogliendo una proposta formulata dal
parlamento e votata dalla sola maggioranza di centrodestra. Al suo posto Topi ha proposto
la nomina di una donna, Ina Rama, di 35 anni, attualmente giudice della Corte di appello
per i gravi crimini. Il parlamento potrebbe ratificarla quanto prima, anche in giornata.
Un anno e mezzo fa l'allora capo dello Stato Alfred Moisiu respinse un'analoga richiesta
di rimozione. Dal procuratore generale, la cui carica è a vita, dipende la pubblica
accusa di tutta l'Albania. La maggioranza ha accusato Sollaku di inefficienza nella
lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione e alla criminalità organizzata.
Il procuratore generale è stato considerato responsabile di non aver preso in considerazione
una serie di denunce da parte di istituzioni per abusi finanziari, e di non aver autorizzato
l'estradizione di numerosi pregiudicati richiesta da altri Paesi, soprattutto dall'Italia.
Coree Dopo mezzo secolo di interruzione, dopo mesi di trattative
e uno storico incontro in ottobre tra i leader delle due Coree, la parte nord della
penisola sarà di nuovo collegata a quella sud da un treno merci giornaliero che permetterà
scambi commerciali più celeri e meno costosi rispetto agli attuali affidati a camion.
Un comunicato ufficiale della commissione di Unificazione annuncia oggi che il nuovo
tratto ferroviario, 20 km in tutto, sarà effettivo dall'11 dicembre prossimo e collegherà
il polo industriale di Kaesong, che si trova nel nord ma è finanziato da Seul, alla
parte sud della penisola. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 326 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.