Di scena a Roma l'opera musicale sulla Divina Commedia ideata da mons. Marco Frisina
Il capolavoro di Dante, “La Divina Commedia”, realizzato in forma spettacolare, debutta
questa sera a Roma, al “Teatro di Tor Vergata”. L’Opera, che ha per sottotitolo “L’uomo
che cerca l’Amore”, è rivestita di note e di immagini e vede la partecipazione di
24 cantanti-attori, 20 ballerini, 12 acrobati e un coro di quaranta elementi. Un kolossal
musicale mai prima d’ora realizzato. Ideatore è mons. Marco Frisina, direttore
della Cappella Lateranense ed autore di colonne sonore di successo, che al microfono
di padre Vito Magno spiega il significato dell’opera.
R. –
La possibilità di presentare il classico della letteratura cristiana, offrire la possibilità
di “assaggiare” questo grande poema e avere la voglia di leggerlo ...
D.
– Sempre attuale, la Divina Commedia ...
R. – Tutto
il cammino della Commedia è di una grandissima attualità perché i personaggi della
Commedia sembrano usciti dal giornale di oggi.
D.
– Dove ha tratto l’ispirazione nell’allestire quest’opera?
R.
– Mi è stato suggerito un po’ dal modo in cui Papa Benedetto XVI ha presentato la
sua prima enciclica, la “Deus caritas est”, proprio riferendosi a Dante: l’uomo è
fatto per questa ricerca di amore.
D. – E quanto
alla musica, che generi ha scelto per le tre Cantiche – Inferno, Purgatorio e Paradiso?
R.
– La Commedia ha passato sette secoli di storia; ha attraversato culture, momenti
storici, culturali, letterali più svariati pur rimanendo sempre moderna, sempre attuale.
Allora ho voluto usare generi musicali che percorrono questi sette secoli per mostrare
anche con mondi musicali diversi, sempre l’attualità di questo poema, quindi dal gregoriano
all’heavy metal, per cui è evidente che il secondo atto è caratterizzato più dal gregoriano
e dall’amore espresso musicalmente con grandi melodie piene di elementi spaziali.
D.
– Quale sarebbe il secondo atto?
R. – Purgatorio
e Paradiso. Mentre l’Inferno è drammatico, molto forte come tinte.
D.
– Tra tutti i personaggi danteschi, qual è il più vicino alla sua sensibilità?
R.
– Quello che amo di più è Virgilio, perché è un uomo che viene dalla poesia, viene
dalla filosofia; è l’uomo che rappresenta la ragione ma anche la paternità.
D.
– Un personaggio, però, che non può accedere al Paradiso: rimane “tra color che sono
sospesi”, dice Dante ...
R. – Un personaggio drammatico
ma anche molto umano, molto forte; ha un’aria molto intensa, molto struggente, in
cui si capisce tutta la forza di un mondo, com’era quello classico, che si è avvicinato
a Cristo quasi toccandolo ma che rimane lì a guardare, vedendo salire questo Dante
che questo mondo ha educato, in qualche modo ha formato.