2007-11-21 15:25:49

Le moderne schiavitù sono intollerabili: così denunciano i vescovi europei e africani riuniti in Ghana


Si è concluso con un appello rivolto ai leader politici europei ed africani il Seminario svoltosi questa settimana a Cape Coast, in Ghana, dedicato al tema delle nuove schiavitù, come il traffico di esseri umani, la prostituzione, il lavoro forzato, l’utilizzo di bambini nelle guerre. L’incontro è stato promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e dal Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (SECAM). Roberta Gisotti ha intervistato mons. Aldo Giordano, segretario generale del CCEE:RealAudioMP3


D. - Mons. Giordano, cosa ha spinto i vescovi europei e africani a confrontarsi su un tema, a dire il vero, già denunciato in diversi rapporti dell’ONU ed anche documenti di varie Conferenze episcopali nel mondo...

 
R. - Innanzitutto sta crescendo la coscienza di una comune responsabilità tra vescovi europei e vescovi africani, in tutto l’ambito delle sfide dei nostri popoli. Quest’anno poi era il 200.mo centenario della fine della schiavitù storica e, inoltre, anche se nell’opinione pubblica si parla di questa nuova schiavitù legata, sopratutto, alle migrazioni siamo coscienti che non la conosciamo ancora bene e dobbiamo insieme trovare le radici e i percorsi comuni da percorrere.

 
D. - Tra le cause individuate, mi sembra sia stata indicata quella dell’enorme divario economico che tuttora sussiste tra una parte del mondo e la parte più emarginata, come sono la massima parte dei Paesi africani...

 
R. - A me sembra ci siano due cause. Una è quella che lei indica: c’è un’ingiusta distribuzione dei beni sulla terra, e questo è all’origine di tante schiavitù. Però, a Cape Coast, abbiamo anche analizzato e pensato vi sia un’altra causa, una radice che è dentro l’uomo: c’è, da una parte, una tendenza alla volontà di potenza, una tendenza al dominio, per cui sembra normale che l’uomo debba dominare altri uomini, e, dall’altra parte, c’è anche una coscienza, una mentalità, che abbiamo chiamato 'cultura' della schiavitù', del servilismo. C’è una parte della popolazione che accetta o è stata indotta da accettare il fatto di essere servi, schiavi, e questo porta ad una rassegnazione. I vescovi hanno detto che occorre superare questa visione dell’uomo o centrata sulla volontà di potenza o centrata sulla cultura della schiavitù.

 
D. - Quindi, mons. Giordano, ci sono diversi livelli di intervento per rispondere con azioni concrete di contrasto a questo fenomeno...

 
R. - Una prima linea di azione riguarda l’informazione e la formazione. Un secondo livello è sostenere tutte le iniziative di solidarietà, che già ci sono, di esperienze di liberazione dalle nuove schiavitù; si tratta di sostenerle, di metterle in rete, e di favorire la nascita anche di nuove esperienze. Un terzo livello è quello politico. Da Cape Coast i vescovi hanno scritto una lettera indirizzata ai capi di Stato dell’Unione Africana e dell’Unione Europea, che si troveranno all’inizio di dicembre a Lisbona, e in questa lettera i vescovi dicono: vi preghiamo di prendere sul serio queste nuove schiavitù, cominciando dalla prostituzione, dalla tratta dei bambini, dai bambini soldato, dallo sfruttamento minorile, dal lavoro illegale; di prendere sul serio questo scandalo che non dovrebbe essere sopportabile per una società civile.







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