La drammatica crisi in Somalia: nominato il nuovo premier
In Somalia, Nuur Adde, 70 anni, ex colonnello della polizia e presidente della Mezzaluna
Internazionale, è stato formalmente nominato primo ministro dal presidente della Repubblica
Abdullahi Yusuf, oggi a Baidoa, nel nordest del Paese, dove risiede il parlamento
somalo. Intanto nel Paese proseguono senza sosta i combattimenti tra gli insorti guidati
dagli integralisti islamici e truppe governative ed etiopiche. A pagare lo scotto
della guerra sono i civili: secondo l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati
sarebbero un milione gli sfollati interni. E ad oggi il sessanta per cento della popolazione
di Mogadiscio ha lasciato la città, mentre la situazione umanitaria diventa sempre
più drammatica. Salvatore Sabatino ha raccolto la testimonianza di Massimo
Alberizzi, inviato speciale del Corriere della Sera, rientrato questa mattina
da Mogadiscio:
R. –
In questo momento, la città è deserta. Non c’è più cibo, non c’è più acqua, non ci
sono gli aiuti che normalmente arrivavano anche nei momenti in cui era più forte la
battaglia. Oggi, la battaglia non è forte come una volta, ma c’è la paura, a questo
punto, perché ci sono assassinii indiscriminati, cioè ti sparano in faccia senza nessun
motivo, o meglio, un motivo c’è, nel senso che credono che sei – per esempio – collaborazionista
del governo, oppure ci sono gli etiopici che sparano al primo movimento perché pensano
che sia un fondamentalista islamico che vuol tirarti addosso come un cecchino ...
Quindi, c’è un’insicurezza totale che appunto io di questo genere non ho mai trovato.
D.
– A pagare il prezzo più alto, ancora una volta, è la popolazione che si trova in
mezzo a due fuochi: da un lato ci sono i soldati etiopici e dall’altro, invece, gli
insorti ....
R. – Come al solito, la popolazione
civile che viene appunto terrorizzata da una parte e dall’altra ... Per esempio, io
sono andato in un ospedale dove tutti raccontavano: “Ah, sono stati gli etiopici,
sono stati gli etiopici” a ferire il parente che stavano accudendo in quel momento:
è vero, probabilmente, ma è anche vero che erano terrorizzati e non avrebbero mai
potuto dire “sono stati gli insorti”. Gli insorti, appunto, che si fanno scudo della
popolazione esattamente come gli etiopici, i soldati governativi che tirano sulla
popolazione per paura, appunto, di essere loro stessi bersagliati da raffiche di mitra.
D.
– L’ONU ieri ha pubblicato il suo rapporto: parla di un milione di sfollati e di una
situazione umanitaria senza precedenti. La popolazione sta ricevendo aiuti, o la situazione
è drammatica anche da questo punto di vista?
R. –
No: è drammatico perché appunto non riceve gli aiuti! Gli aiuti, magari, sono messi
a disposizione, possono essere anche trasferiti ma poi non si riesce a distribuirli!
La distribuzione degli aiuti è sempre una cosa molto difficile e complicata e ancora
di più in queste condizioni di sicurezza zero.
D.
– Tutto questo con il rischio che, alla fine, siano le epidemie a decimare ulteriormente
la popolazione?
R. – Il problema è proprio quello!
Perché poi, nei campi profughi, che sono spontanei, non sono organizzati, quindi non
ci sono latrine, non ci sono condizioni igieniche decenti ... Io ho visitato l’ospedale
di Medina: credo che la stanza dei medicinali contenga meno medicine di quante non
ce ne siano in ognuno dei nostri armadietti in ogni nostra casa! Quindi, voglio dire,
la situazione è proprio disperata in questo senso!