Intervista con il cardinale Martini sul Sinodo convocato dal Papa sul tema della Parola
di Dio
Sono stati pubblicati in questi giorni i Lineamenta del Sinodo convocato da Benedetto
XVI per l’ottobre del prossimo anno sul tema della Parola di Dio. Il Papa, nell’udienza
generale del 14 novembre scorso, ha invitato i fedeli a leggere con frequenza la Bibbia,
ricordando, con San Girolamo, che ignorare la Sacra Scrittura è ignorare Cristo. Ma
quali potrebbero essere oggi delle proposte per “rafforzare”, come dicono i Lineamenta,
la pratica di incontro con la Parola come fonte di vita? Fabio Colagrande lo
ha chiesto al cardinale Carlo Maria Martini, raggiunto telefonicamente al Pontificio
Istituto Biblico di Gerusalemme:
R. –
Il Papa ha citato San Girolamo, che appunto dice che ignorare le Scritture è ignorare
Cristo, ed è stato molto bello da parte sua insistere – come ha fatto anche in altre
udienze – su questa lettura della Scrittura. Io credo che ciò che bisognerebbe rafforzare
è soprattutto quella che il Papa chiama “lectio divina”, cioè la lettura della Scrittura
come fonte di preghiera. Questo, sia per i singoli, sia per i gruppi. Credo che rafforzando
questo si ottiene un grande amore verso la Parola di Dio e si scoprono i suoi tesori.
D.
– Cardinal Martini, i Lineamenta parlano dei rischi dell’interpretazione arbitraria
e riduttiva della Parola, i rischi che nascono dalle letture ideologiche o semplicemente
umane, senza il supporto della fede. Quali sono, secondo lei, oggi i rischi più gravi
che riguardano l’interpretazione della Parola di Dio?
R.
– Ma tali rischi erano stati anche già elencati molto bene nel documento della Commissione
Biblica del 1993; sono apparsi nell’esegesi del secolo trascorso. Là menziona soprattutto
quelli che si potrebbero chiamare “approcci contestuali”, cioè per esempio l’approccio
liberazionista che si concentra su testi narrativi e profetici che illuminano una
situazione di oppressione ma rischia di trascurare altri testi e quindi di restringere
il messaggio biblico; poi, c’è un approccio detto “femminista” che ha dei valori,
certamente, ma – come diceva la Commissione Biblica – nella misura in cui tale esegesi
si basa su un partito preso, corre il rischio di interpretare i testi in modo tendenzioso.
E poi, c’è la lettura “fondamentalista”, che forse è il pericolo più grave, cioè leggere
la Scrittura rifiutando di tener conto del carattere storico della Rivelazione biblica,
quindi non accettando la verità dell’Incarnazione. E questo fondamentalismo insiste
in modo indebito sull’inerranza dei dettagli nei testi biblici, e per quanto riguarda
i Vangeli non tiene conto della crescita della tradizione evangelica. Quindi, sono
tutte letture che sono state – diciamo – in gran parte superate ma che rimangono sempre
come pericolo nel Popolo di Dio.
D. – A proposito
dell’interpretazione, cardinal Martini, quale compito spetta al Magistero nel servizio
della Parola di Dio?
R. – Il Magistero ha un compito
molto importante, che era già stato definito molto bene dal Vaticano II nella “Dei
Verbum”. Là si diceva che l’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio
è stato affidato al solo Magistero vivo della Chiesa e poi però aggiungeva: il quale
Magistero, però, non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve insegnando soltanto
ciò che è stato trasmesso. Quindi, il Magistero è al servizio della Parola ed è per
l’interpretazione autentica di questa Parola.
D.
– Benedetto XVI insiste affinché accanto all’esegesi storico-critica sia data veramente
un’introduzione alla Scrittura viva come attuale Parola di Dio. Come compiere quest’attualizzazione?
R.
– Questa insistenza è molto importante, appunto perché non ci si limiti ai soli aspetti
esteriori. L’attualizzazione viene soprattutto – come ho già ricordato – in quella
che viene chiamata la “lectio divina”, cioè un approccio al testo della Scrittura
come qualcosa in cui Dio parla a me o parla di me e mi invita a pregare, a risponderGli.
Quindi è un approccio vivo, non è un approccio scolastico o astratto, ma un approccio
vivo che io ho spesso fatto con moltissimi giovani e ho visto come tanti giovani rispondevano
con grande intensità a questa interpellazione della Scrittura.
D.
– Anche sulla base della sua lunga esperienza pastorale, lei crede – cardinal Martini
– che noi oggi corriamo il rischio di una evangelizzazione, di una catechesi distaccate
dalla Parola?
R. – Eh sì, questo rischio lo si corre
un po’ sempre quando si vuole fare un’evangelizzazione puramente intellettuale, astratta
e quindi non si tiene conto della Parola. Perciò è importante nell’evangelizzazione
proprio far leggere i Vangeli.
D. – Infine, proprio
rivolgendosi a chi ci ascolta, cardinal Martini: come inviterebbe a tornare alla Parola?
R.
– Io inviterei a prendere fin da oggi il Vangelo di Marco e a leggerne una pagina,
e poi un’altra domani e così ogni giorno leggerne una pagina e “pregarci su” alcuni
minuti. Credo che sarebbe la migliore introduzione alla Scrittura.