2007-11-21 15:22:40

Il 27 novembre negli USA il vertice sul Medio Oriente. Il commento di mons. Antonio Franco


Gli Stati Uniti hanno annunciato ufficialmente la convocazione per il 27 novembre prossimo della Conferenza di pace sul Medio Oriente ad Annapolis, in Maryland. L'annuncio segue giorni di incertezza sulle date e sui protagonisti dell'incontro voluto dall'amministrazione Bush, che nelle speranze di Washington dovrebbe offrire l'occasione per accelerare il processo di pace in Medio Oriente. Tra i 49 Paesi e organizzazioni internazionali invitati all'incontro - ha annunciato il portavoce del Dipartimento di Stato - figurano oltre a israeliani e palestinesi anche alcuni Stati arabi decisivi come la Siria e l'Arabia Saudita. Sulle aspettative per il rilancio del processo di pace israelo-palestinese e le ricadute sull’intero Medio Oriente, sentiamo mons. Antonio Franco, nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, intervistato da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

 
R. – Io credo che l’attesa della pace sia generale in questa regione: tutti vogliono la pace. Si è tutti stanchi di questa situazione e di queste ricorrenti fasi di tensioni o di violenze, perché così non si vive. Ora, certamente si vuole sperare, ma le premesse pare che ancora non abbiano consentito di delineare un programma o una intesa su cosa si vorrebbe raggiungere e come lo si vorrebbe raggiungere.

 
D. – Secondo lei, c’è qualcuno che può essere interessato a non volere un dialogo di pace in Medio Oriente?

 
R. – Certamente ci vorrebbe più buona volontà, soprattutto nel comprendere che gli sforzi che bisogna fare sono quelli improntati al buon senso e alla ragione, per far così prevalere – diciamo – delle soluzioni che siano eque e che tengano conto delle esigenze e delle aspirazioni degli uni e degli altri. La scelta della violenza può avere tante cause, ci potrebbe anche essere chi è interessato a non far progredire questo processo di pace. Io non saprei dirlo e non vorrei dirlo.

 
D. – Una conferenza così allargata può essere interpretata come un fatto positivo per l’intero Medio Oriente, al di là delle relazioni israelo-palestinesi?

 
R. – Certamente ed io lo spero moltissimo. Sono profondamente convinto che sia proprio la Comunità internazionale che dovrebbe aiutare a risolvere questi problemi e queste difficoltà. Ci vuole qualcuno che aiuti a cercare delle soluzioni, che possono all’inizio anche essere di compromesso, ma che possono poi diventare vere soluzioni. Per far questo tuttavia è necessario un forte aiuto da parte della Comunità internazionale.







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