2007-11-21 13:22:43

All'udienza generale, appello di Benedetto XVI alla solidarietà con la Somalia, in crisi umanitaria e sociale. La catechesi dedicata al monaco siriaco Afraate, vissuto nel IV secolo


Un appello per la crisi sociale e umanitaria, che da settimane ha riportato la Somalia ai suoi giorni più oscuri, e un invito a vivere una “carità sincera”, quella che nasce dalla fede in Cristo. Sono i due estremi che hanno racchiuso l’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro. Benedetto XVI ha dedicato la catechesi alle Chiese cristiane siriache del quarto secolo e in particolare all’esperienza di un monaco dell’epoca, Afraate, detto il “Saggio”. Ce ne parla Alessandro De Carolis:RealAudioMP3


Il “digiuno dalle parole vane”, per far spazio alle parole della preghiera rende il cuore dell’uomo aperto alla “carità sincera”. L’insegnamento di un “saggio” monaco, Afraate, vissuto 1700 anni fa nella regione che corrisponde oggi all’Iraq e ricordato da Benedetto XVI all’inizio dell’udienza generale si lega strettamente con l’appello alla solidarietà che chiude l’incontro del Papa con i circa 30 mila fedeli in Piazza San Pietro. Appello che in questa circostanza richiama l’attenzione internazionale su una delle tante crisi dimenticate dell’Africa, quella in Somalia, da dove - dice Benedetto XVI – “giungono dolorose notizie circa la precaria situazione umanitaria”, specialmente da Mogadiscio, “sempre più afflitta dall’insicurezza sociale e dalla povertà”:

 
“Seguo con trepidazione l’evolversi degli eventi e faccio appello a quanti hanno responsabilità politiche, a livello locale e internazionale, affinché si trovino soluzioni pacifiche e si rechi sollievo a quella cara popolazione. Incoraggio, altresì, gli sforzi di quanti, pur nell’insicurezza e nel disagio, rimangono in quella regione per portare aiuto e sollievo agli abitanti”.

 
Per un cristiano, la solidarietà è frutto di un cuore che ama il prossimo secondo il comandamento di Gesù. Fede e carità sono dunque strettamente interconnesse e Benedetto XVI lo ha ricordato con le parole del monaco Afraate, figlio di quelle Chiese cristiane siriache dei primi secoli non influenzate dal mondo greco ma strettamente legate e “fedeli alla tradizione giudeo-cristiana”. Anche perché, in quelle comunità, lingua e tradizioni sono di orgine semitica, identiche cioè all’ebraico della Bibbia o all’aramaico parlato da Gesù:

 
"Spesso in Afraate la vita cristiana viene presentata in una chiara dimensione ascetica e spirituale: la fede ne è la base, il fondamento; essa fa dell’uomo un tempio dove Cristo stesso abita. La fede quindi rende possibile una carità sincera, che si esprime nell’amore verso Dio e verso il prossimo".
 
Negli scritti del monaco Afraate, ha proseguito il Pontefice, si affrontano i temi principali della vita cristiana: la preghiera - che, dice, “si realizza quando Cristo abita nel cuore del cristiano” - ma anche l’amore, la fede, il digiuno, la corporeità umana, considerata in una “positiva visione” di bellezza. Ma è uno di questi temi, l’umiltà, a stimolare ampiamente la riflessione dell’antico asceta, che ne tesse un profondo elogio:

 
"Per Afraate la vita cristiana è incentrata nell’imitazione Cristo, nel prendere il suo giogo e nel seguirlo sulla via del Vangelo. Una delle virtù che più conviene al discepolo di Cristo è l’umiltà. Essa non è un aspetto secondario nella vita spirituale del cristiano: la natura dell’uomo è umile, ed è Dio che la esalta alla sua stessa gloria (...) Restando umile, anche nella realtà terrena in cui vive, il cristiano può entrare in relazione col Signore".

 
Benedetto XVI ha concluso l’udienza con i consueti saluti in varie lingue ai gruppi di pellegrini nella Piazza. Un pensiero particolare del Papa è andato alle partecipanti al Capitolo generale delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo–Scalabriniane, esortate ad essere “generose dispensatrici di speranza, di solidarietà e di comunione”. E un successivo cenno del Papa ha riguardato i membri dell’emittente italiana Radio Mater di Erba: “Esprimo apprezzamento - ha detto loro il Pontefice - per il servizio ecclesiale che svolgono diffondendo la devozione verso la Vergine Santa”.







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