Il Sinodo sulla Parola di Dio esprime la profonda comunione tra il Papa e i vescovi
di tutto il mondo. Intervista con l’arcivescovo Nikola Eterović
Con la pubblicazione dei Lineamenta siamo entrati in una fase importante di
preparazione al Sinodo del prossimo anno. Il tema della Parola di Dio su cui si incentrerà
l’assemblea sinodale è stato scelto dal Papa, ma è anche frutto di un’ampia consultazione
ecclesiale. Proprio su questa dimensione collegiale del Sinodo, fin dalle sue fasi
iniziali, si sofferma l’arcivescovoNikola Eterović, segretario generale
del Sinodo dei Vescovi, intervistato da Alessandro Gisotti: R.
- Ovviamente, il Santo Padre è presidente del Sinodo, ma nel Sinodo si esprime la
comunione affettiva ed effettiva di tutto l’ordine episcopale. Esiste una lunga tradizione
per cui, prima di scegliere un tema della riflessione sinodale, il Santo Padre per
mezzo della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi chiede il parere dell’episcopato
mondiale su alcuni temi di grande attualità. Questa volta, la scelta non è stata difficile
perché la grande maggioranza dell’episcopato ha segnalato l’importanza della Parola
di Dio, e dunque il Santo Padre è stato contento di accogliere questo desiderio condiviso
dall’episcopato mondiale, perché si sente anche la necessità di rileggere in chiave
pastorale il grande documento del Vaticano II, la Dei Verbum.
D.
- Ci sono delle novità di carattere organizzativo del Sinodo vero e proprio?
R.
- La grande novità che è già stata sperimentata nell’ultimo Sinodo sull’Eucaristia,
ma che adesso fa parte del Regolamento del Sinodo dei Vescovi, è la cosiddetta “discussione
libera”: alla fine delle Congregazioni plenarie, dalle sei alle sette, ogni pomeriggio,
sarà lasciato uno spazio per espressioni non scritte, non programmate dei Padri sinodali,
che potranno intervenire. Ci sarà quindi una discussione durante questo tempo. E’
stata anche introdotta la presenza di membri del Sinodo che non hanno diritto di voto:
sono rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane, cosiddetti “delegati fraterni”,
“auditori” e “auditrici” - dunque uomini e donne - e anche esperti.
D.
- Quali sono, anche in base alle indicazioni dei Lineamenta, le possibili ricadute
positive di questo Sinodo sul dialogo ecumenico, come anche nei rapporti con il mondo
ebraico?
R. - Penso che soprattutto i cattolici debbano
scoprire il grande tesoro rappresentato dalla Sacra Scrittura. Ovviamente, questa
ricchezza ci mette in buona posizione per condividere il tesoro che è la Parola di
Dio con i nostri fratelli cristiani, membri delle comunità cristiane, delle Chiese
ortodosse e anche le comunità cristiane della Riforma protestante. Un posto del tutto
particolare riguarda i rapporti dei cristiani con gli ebrei, perché abbiamo insieme
la Prima Alleanza, i Libri dell’Antico Testamento tradizionalmente chiamati, che noi
cristiani leggiamo in chiave cristologica: il Nuovo Testamento è stato nascosto nell’Antico
e nel Nuovo Testamento è rivelato quello Antico. Dunque, i due Testamenti sono strettamente
connessi.