Proclamato Beato Antonio Rosmini. Il cardinale Saraiva Martins: un uomo abbandonato
all'amore provvidente di Dio, fautore del dialogo tra ragione e fede
“Il suo esempio aiuti la Chiesa, specialmente le comunità ecclesiali italiane, a crescere
nella consapevolezza che la luce della ragione umana e quella della Grazia, quando
camminano insieme, diventano sorgente di benedizione per la persona umana e per la
società”: Benedetto XVI ha ricordato con queste parole, ieri all’Angelus, la figura
di Antonio Rosmini beatificato ieri pomeriggio a Novara. Il rito si è svolto al Palazzetto
dello sport ed è stato presieduto, a nome del Papa, dal cardinale José Saraiva
Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Oltre 8 mila le persone
giunte nella città piemontese per prendere parte alla celebrazione. Il servizio di
Tiziana Campisi:
“Con
la nostra autorità apostolica, concediamo che il venerabile Servo di Dio Antonio Rosmini,
presbitero, fondatore dell’Istituto della Carità e delle Suore della Provvidenza rosminiane,
d’ora in poi sia chiamato Beato e si possa celebrare la sua festa nel giorno della
sua nascita al cielo, il primo luglio”. A nome di Benedetto
XVI è stato il cardinale José Saraiva Martins a leggere la Lettera apostolica che
proclama Beato Antonio Rosmini, vissuto fra il XVIII e XIX secolo. La sua santità
“certamente, aiuterà a recuperare l’amicizia tra ragione e fede, fra religione, comportamento
etico e servizio pubblico dei cristiani”, ha detto il porporato nella sua omelia.
Rosmini, “il filosofo, il pedagogo, il teorico della politica, l’apostolo della fede,
il profeta, il gigante della cultura”, dice all’uomo di oggi che è possibile pensare
e credere nel vissuto quotidiano; insegna che fede e ragione possono fondersi in una
testimonianza di vita fatta di ascesi e mistica, ma anche di carità e servizio:
“L'abate
Rosmini visse una vita teologale, in cui la fede implicava la speranza e la carità,
con quel dialogo d'amore confidente nella Provvidenza, che lo portava a non intraprendere
nulla, nel grande e nel piccolo ‘se non vi siamo come tirati dalla Provvidenza stessa’”. Il
prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che ha definito il sacerdote di
Rovereto dottore della Provvidenza, ha voluto inoltre ricordare quanto scritto dallo
stesso sulla Provvidenza: “So per ragione e per fede e sento con l’intimo spirito,
che tutto ciò che si fa, o voluto o permesso da Dio, è fatto da un eterno, da un infinito,
da un essenziale amore”:
“Queste parole contengono
un messaggio estremamente importante e della più scottante attualità per il mondo
di oggi in cui noi assistiamo ad una progressiva eclisse di Dio e della sua Provvidenza.
Accogliamo questo messaggio facendo di Dio amore, di Dio amor provvidente - come ha
fatto Rosmini – il centro, il cuore della nostra vita di cristiani impegnati nella
società di oggi”. Nel descrivere poi l’impegno del presbitero
della Chiesa di Novara nel mondo della cultura, “in risposta alla chiamata dei Papi
del suo tempo”, il cardinale Saraiva Martins ha parlato anche del “sistema di pensiero”
da lui elaborato perchè “fosse di fondamento alla fede”. Antonio Rosmini voleva “ricondurre
l’uomo a Dio” attraverso quella stessa ragione il cui cattivo uso, diceva, allontana
da Dio. Tutto ciò gli costò fatiche e dolorose incomprensioni, ma oggi il suo contributo
è riconosciuto nell’Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et Ratio, e “nella sua operosa
esistenza” la Chiesa ha riconosciuto “i segni delle virtù” praticate “in modo eroico”.