La Santa Sede è al fianco di chi difende il diritto inviolabile della vita: così,
l’Osservatore vaticano all’ONU, mons. Celestino Migliore, dopo il voto in favore di
una moratoria sulla pena di morte
Ha destato ampia eco, a livello internazionale, l’approvazione alle Nazioni Unite
di una risoluzione che esorta tutti gli Stati ad adottare una moratoria sull’uso della
pena di morte. Grande la soddisfazione della missione permanente della Santa Sede
al Palazzo di Vetro. Alessandro Gisotti ha raccolto il commento dell’arcivescovo
Celestino Migliore, Osservatore vaticano all’ONU di New York:
R.
– L’abbiamo accolta tutti con molto favore e anche con gioia e soddisfazione. Questa
risoluzione, per quanto limitata nel suo scopo, che non è gia l’abolizione della pena
capitale, ma una moratoria sulle esecuzioni, ha una sua forza. Si tratta di una dichiarazione
di volontà politica e non ancora uno strumento giuridico vincolante, tuttavia offre
alla comunità internazionale una base autorevole per un dibattito ed iniziative che
potranno portare alla definitiva abolizione della pena capitale.
D.
– Come lei sottolineava, il voto alla Terza Commissione dell’Assemblea Generale è
un passo importante, ma ancora lunga è la strada da percorrere per bandire la pena
capitale. Quali sono i suoi auspici?
R. – Intanto,
dalla Terza Commissione dovrà passare all’Assemblea. Questo non sembra un grande problema.
La vera questione riguarda gli effetti che dovrà produrre questa risoluzione. Qui
c’è tutto un lavoro culturale e di sensibilità per il diritto alla vita che deve essere
portato avanti nel mondo intero.
D. – La Santa Sede
è storicamente impegnata al Palazzo di Vetro per promuovere i diritti dell’uomo a
partire, ovviamente, proprio dalla difesa della vita. Quanto, soprattutto in base
alla sua esperienza, questa voce è ascoltata nel consesso delle Nazioni?
R.
– In questo caso specifico la delegazione della Santa Sede ha incoraggiato e sostenuto
in vario modo l’opera delle delegazioni governative che, insieme a varie associazioni
della società civile, hanno portato avanti questa causa. Anche il segretario per i
rapporti con gli Stati, mons. Mamberti, intervenendo nel dibattito generale dell’Assemblea,
più di un mese fa, ha ricordato che l’abolizione della pena di morte potrà essere
raggiunta in modo efficace e durevole solo nel rispetto del contesto del diritto alla
vita in tutte le sue fasi. Ora è logico che quando la Santa Sede parla su questioni
che sono più controverse – prendiamo la questione dell’aborto – l’ascolto nei termini
di un voto è difficile quantificarlo. Anzi, il voto normalmente si attiene a quello
che le legislazioni nazionali già dicono. Tuttavia, posso testimoniare che moltissimi
qui all’ONU sono contenti quando la Santa Sede prende la parola e rimane quasi l’unica
a parlare su tali temi, perché è una voce della ragione che moltissimi sentono dentro
di sé.
D. – La Santa Sede ha sempre sostenuto il
ruolo delle Nazioni Unite. Questo voto può, secondo lei, aiutare in qualche modo l’ONU
ad acquistare una rinnovata autorevolezza?
R. –
Sicuramente, perché uno dei cardini dell’ONU è proprio quello di lavorare per la pace
e lo sviluppo attraverso la cooperazione. Non si può nascondere che tutto questo esercizio
per arrivare a questa risoluzione ha rilevato ancora una volta che la mancanza di
convinzione per proteggere la vita in tutte le sue fasi, specialmente nella fase prima
della nascita e al termine della vita stessa, è una mancanza reale. E’ su questo,
mi sembra, che l’ONU sarà chiamata a riflettere e anche ad adeguare le sue iniziative,
le sue decisioni, se vuole essere credibile sulla questione del rispetto della vita
in tutte le sue fasi. Sarà la storia che, su questo, ci giudicherà e giudicherà anche
questa istituzione.