2007-11-18 11:10:01

La Santa Sede è al fianco di chi difende il diritto inviolabile della vita: così, l’Osservatore vaticano all’ONU, mons. Celestino Migliore, dopo il voto in favore di una moratoria sulla pena di morte


Ha destato ampia eco, a livello internazionale, l’approvazione alle Nazioni Unite di una risoluzione che esorta tutti gli Stati ad adottare una moratoria sull’uso della pena di morte. Grande la soddisfazione della missione permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro. Alessandro Gisotti ha raccolto il commento dell’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore vaticano all’ONU di New York:RealAudioMP3


R. – L’abbiamo accolta tutti con molto favore e anche con gioia e soddisfazione. Questa risoluzione, per quanto limitata nel suo scopo, che non è gia l’abolizione della pena capitale, ma una moratoria sulle esecuzioni, ha una sua forza. Si tratta di una dichiarazione di volontà politica e non ancora uno strumento giuridico vincolante, tuttavia offre alla comunità internazionale una base autorevole per un dibattito ed iniziative che potranno portare alla definitiva abolizione della pena capitale.

 
D. – Come lei sottolineava, il voto alla Terza Commissione dell’Assemblea Generale è un passo importante, ma ancora lunga è la strada da percorrere per bandire la pena capitale. Quali sono i suoi auspici?

 
R. – Intanto, dalla Terza Commissione dovrà passare all’Assemblea. Questo non sembra un grande problema. La vera questione riguarda gli effetti che dovrà produrre questa risoluzione. Qui c’è tutto un lavoro culturale e di sensibilità per il diritto alla vita che deve essere portato avanti nel mondo intero.

 
D. – La Santa Sede è storicamente impegnata al Palazzo di Vetro per promuovere i diritti dell’uomo a partire, ovviamente, proprio dalla difesa della vita. Quanto, soprattutto in base alla sua esperienza, questa voce è ascoltata nel consesso delle Nazioni?

 
R. – In questo caso specifico la delegazione della Santa Sede ha incoraggiato e sostenuto in vario modo l’opera delle delegazioni governative che, insieme a varie associazioni della società civile, hanno portato avanti questa causa. Anche il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Mamberti, intervenendo nel dibattito generale dell’Assemblea, più di un mese fa, ha ricordato che l’abolizione della pena di morte potrà essere raggiunta in modo efficace e durevole solo nel rispetto del contesto del diritto alla vita in tutte le sue fasi. Ora è logico che quando la Santa Sede parla su questioni che sono più controverse – prendiamo la questione dell’aborto – l’ascolto nei termini di un voto è difficile quantificarlo. Anzi, il voto normalmente si attiene a quello che le legislazioni nazionali già dicono. Tuttavia, posso testimoniare che moltissimi qui all’ONU sono contenti quando la Santa Sede prende la parola e rimane quasi l’unica a parlare su tali temi, perché è una voce della ragione che moltissimi sentono dentro di sé.

 
D. – La Santa Sede ha sempre sostenuto il ruolo delle Nazioni Unite. Questo voto può, secondo lei, aiutare in qualche modo l’ONU ad acquistare una rinnovata autorevolezza?

 
R. – Sicuramente, perché uno dei cardini dell’ONU è proprio quello di lavorare per la pace e lo sviluppo attraverso la cooperazione. Non si può nascondere che tutto questo esercizio per arrivare a questa risoluzione ha rilevato ancora una volta che la mancanza di convinzione per proteggere la vita in tutte le sue fasi, specialmente nella fase prima della nascita e al termine della vita stessa, è una mancanza reale. E’ su questo, mi sembra, che l’ONU sarà chiamata a riflettere e anche ad adeguare le sue iniziative, le sue decisioni, se vuole essere credibile sulla questione del rispetto della vita in tutte le sue fasi. Sarà la storia che, su questo, ci giudicherà e giudicherà anche questa istituzione.







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