Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 33.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in
cui Gesù parla ai discepoli della fine dei tempi: vi saranno guerre, fatti terrificanti
e segni grandi dal cielo. Ma non sarà ancora la fine: dovranno prima avvenire grandi
persecuzioni che daranno ai discepoli occasione di render testimonianza. Quindi Gesù
aggiunge:
“Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti
e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa
del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza
salverete le vostre anime”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento
del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università
Lateranense:
“Gesù
prospetta la fine. Egli assume ora il registro del futuro e parla come profeta. Non
era il suo registro consueto, ma talora lo inseriva, quando riteneva che i suoi dovessero
avere una certa nozione e non essere del tutto sprovvisti riguardo agli accadimenti
futuri. E’ sempre così: quando il Signore svela qualcosa, è perché è vitalmente necessario
che noi lo sappiamo. La fine di cui parla Gesù non è però un avvenimento istantaneo
ed immediato: è una fine che si estende nel tempo. La sua presenza ha riempito il
tempo ed ora, nella pienezza del tempo, ora che il Regno di Dio è in mezzo a noi,
la storia si spacca, si spacca l’umanità, e nel suo spaccarsi sulla pietra che è Cristo,
nel suo cadere, perseguita. Ciò richiede la perseveranza che non è solo costanza contro
le avversità esteriori, ma forza di durata contro la difficoltà interiore a perdurare.
Questa virtù – dono di Dio – è necessaria alla salvezza”.