Ghana: al seminario sulle nuove schiavitù, si discute sul contributo che Africa ed
Europa possono dare insieme per la giustizia e la pace
Dal seminario su “Schiavitù e nuove schiavitù”, in corso in Ghana e promosso dal Consiglio
delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) e dal Simposio delle Conferenze episcopali
in Africa e Madagascar (SECAM), emerge una priorità: tracciare nuove vie di collaborazione
dando ulteriore impulso al contributo che Europa ed Africa sono chiamate a dare insieme
per la giustizia, la pace e lo sviluppo del mondo intero. Nel pomeriggio, i vescovi
africani ed europei discuteranno, in particolare, sul documento finale, incentrato
secondo anticipazioni di stampa, sugli accordi di partenariato tra Unione Europea
ed Unione Africana, sull’impatto ambientale delle industrie estrattive e sulla questione
delle migrazioni. Tra le tante richieste ai governi, c’è anche quella di “cambiare
il modo con cui l’Europa negozia con l’Africa”, soprattutto per quanto riguarda gli
accordi con le ex colonie di Africa, Carabi e Pacifico. “Così formulati – spiega all’Agenzia
Sir Firmin Adjahossou, responsabile del Programma ‘Good governance’ del SECAM – costringerebbero
a rimanere nella povertà oltre 750 milioni di persone per il resto della loro vita”.
Nel documento si chiede poi all’Europa di “cambiare gli stili di consumo delle popolazioni
e di promuovere l’utilizzo delle risorse naturali”. Ma, soprattutto, è necessario
“elaborare politiche chiare e quadri giuridici per controllare in maniera efficace
le industrie estrattive”. Ai governi africani si chiede inoltre di “accordare licenze
solo dopo il consenso previo delle comunità locali”. Durante il seminario sono anche
state denunciate nuove forme di schiavitù: il vescovo di Xai-Xai, in Mozambico, mons.
Lucio Andrice, ha spiegato che migliaia di mozambicani emigrano per lavorare nelle
grandi piantagioni in Sudafrica, dove lavorano per sei o sette mesi senza ricevere
stipendi. Il vescovo di Lwena, mons. Gabriel Mbilingi, ha detto poi che ogni mese
molti migranti si recano in Angola per cercare diamanti. Il presule ha precisato che
la polizia, mal pagata, lascia passare i migranti alle frontiere per circa 100 dollari
e requisisce eventuali diamanti trovati dagli immigrati. Anche in Europa la schiavitù
assume caratteristiche drammatiche: la Chiesa moldava ha lanciato, in particolare,
una campagna informativa contro la tratta di donne e bambini. Suor Henriette Adindu,
del centro per il rinnovamento spirituale della diocesi di Kumasi in Ghana, ha rivelato
infine che, ogni anno, sono almeno 50 mila le donne che partono dall’Africa per arrivare
in città europee, dove vengono costrette a prostituirsi. Il seminario si chiuderà
domani con una commemorazione del 200.mo anniversario della fine della schiavitù in
Africa. (A.L.)