L'arcivescovo di Mossul: in Iraq, cristiani e musulmani sono vittime di comuni violenze
“Metà dei cristiani di Mosul ha lasciato la città per sfuggire alle violenze e lo
stesso hanno fatto i musulmani”: lo ha detto all’agenzia missionaria Misna l’arcivescovo
siro-cattolico di Mossul, mons. Basile Georges Casmoussa, aggiungendo che tutti -
sia cristiani sia musulmani - sono discriminati. Il presule ha confermato, inoltre,
che i cristiani abbandonano le loro case per trasferirsi in Giordania, Turchia, Siria
e Kurdistan iracheno. “Nelle ultime settimane – ha detto l'arcivescovo - il governo
ha preso una serie di iniziative per garantire maggiore sicurezza, chiedendo alle
autorità di convincere la piccola comunità cristiana a restare a Mossul”. Ma è tutto
il Paese ad essere colpito da grave instabilità. In un’intervista rilasciata all’Ufficio
pastorale migranti di Torino, monsignor Jacques Isaac, vescovo ausiliare per gli affari
culturali del Patriarcato di Babilonia dei Caldei e rettore del Babel College, l’unica
facoltà di studi teologici in Iraq, ha sottolineato infatti che la situazione di grave
insicurezza riguarda quasi tutto il Paese arabo: “La guerra - ha affermato - ha distrutto
tante cose e tante persone. Nessuno di noi, specialmente a Baghdad, è sicuro di tornare
a casa”. Mons. Isaac ha anche aggiunto che la comunità sta cercando di risollevarsi
nonostante le violenze. “Quando, agli inizi di quest’anno, siamo stati costretti a
trasferire dopo 16 anni di attività, la sede del Babel College da Baghdad ad Ankawa,
nel Kurdistan iracheno - ha detto il vescovo – è stato difficile ma non potevamo fare
altrimenti”. Spirito interreligioso, ecumenismo e apertura al dialogo sono i tre pilastri
sui cui si fonda il Babel College: 35 insegnati sono di religione islamica e gli altri
caldei, siro-cattolici, domenicani e un siro-ortodosso. Ci sono anche suore caldee,
domenicane e del Sacro Cuore e tre stranieri.(A.L.)