Incontro su padre Arrupe, a Milano, nel centenario dalla nascita. Il ricordo di padre
Sorge
Cento anni fa nasceva padre Pedro Arrupe che fu preposito generale della Compagnia
di Gesù dal 1965 al 1983, traghettando l’Ordine nel post-Concilio ed inspirando nella
Chiesa l’indissolubile vincolo che lega l’impegno della giustizia alla fede. Nel corso
della serata di ieri al Centro San Fedele di Milano, grazie anche a documenti sonori,
letture di opere di Arrupe e la testimonianza dei professori Giovagnoli e La Bella,
sono stati focalizzati alcuni aspetti di padre Arrupe come la scelta per i poveri,
la dedizione per il tema dell’inculturazione del Vangelo, maturata durante i 27 anni
di missione in Giappone. Ce ne parla Fabio Brenna:
Padre
Arrupe fondò il Jesuit Refugee Service, organismo che difende i diritti dei rifugiati
e degli sfollati. Particolarmente sentita la testimonianza di padre Bartolomeo
Sorge, direttore di Aggiornamenti Sociali, che collaborò lungamente con
Arrupe. Questa –secondo il gesuita– la testimonianza di Arrupe:
“Padre
Arrupe è stato un vero profeta nel senso che ha seguito un po’ la sorte che è propria
dei profeti che diventano un segno di contraddizione. Lui aveva questo dono di capire
i segni dei tempi, aveva il coraggio, il carattere per poterci aiutare ad affrontare
le nuove sfide, però questo lo metteva in conflitto molte volte con tutta una situazione
preconciliare che ovviamente ancora non era finita. Di qui la sua sofferenza ma anche
il suo apporto fondamentale alla crescita anche della Chiesa oltre che della Compagnia”.
Padre
Sorge si è poi soffermato su due passaggi cruciali nella vita di Arrupe: il primo,
le incomprensioni con Paolo VI sul tema del voto di obbedienza al Papa, peculiare
dei gesuiti, che fu letto all’esterno quasi come una sorte di ribellione all’autorità
papale ma che viene così spiegata da padre Sorge:
“Il padre Arrupe soffrì
moltissimo perchè se c’era uno che amava il Papa e che era pronto per farsi fare a
pezzi per lui era proprio il padre Arrupe e quindi questa incomprensione lo fece soffrire
moltissimo e ricordo la pagina stupenda che lui scrisse alla Congregazione generale,
a cui partecipavo anch’io: è una pagina biblica in cui dice: non siamo riusciti a
capire qual era il desiderio del Papa, del Vicario di Cristo, per noi è un’umiliazione
profonda però non scoraggiamoci, rinnoviamo la fiducia e l’obbedienza andiamo avanti”.
Seconda
testimonianza di padre Sorge, quella legata alle dimissioni presentate per la prima
volta nella storia della Compagnia da un preposito al Papa:
“Il padre
Arrupe ritenne che avvicinandosi ai 75 anni di età sarebbe stato utile cambiare. Lui
era generale da tanto tempo e allora dice: diamo il posto a un giovane, a uno che
venga con un’energia nuova. Questo rispecchia la sua spiritualità, questa libertà
interiore, che gli faceva vedere soprattutto il servizio della Gloria di Dio e della
Chiesa, dimenticando se stesso”.
Episodi questi che testimoniano l’amore
per la Chiesa di Arrupe e la sua precisa volontà di attuare il Concilio nei primissimi
anni dopo l’esperienza del Vaticano II:
“Essendo stato vicino a lui
in tutti quegli anni, sono di esempio grande di amore alla Chiesa le ultime sue frasi
dette, proprio quando riusciva appena ad abbozzare qualche parola, al Papa che andò
a trovarlo qualche giorno prima della morte; fu l’ultimo colloquio che ebbe con il
Papa e disse proprio questa frase: 'Santità le rinnovo la piena obbedienza, la più
totale e amorosa obbedienza da parte mia e di tutta la Compagnia di Gesù'. Quindi
è un uomo tutto di un pezzo, che ha sofferto come soffrono i profeti, ma il suo sacrificio
è fecondo, non solo per l’Ordine ma anche per la Chiesa”. (Da Milano per
Radio Vaticana, Fabio Brenna)