Il pianeta anziani al centro della XXII Conferenza aperta in Vaticano dal Pontificio
Consiglio per la pastorale della salute
“La cura dei malati anziani alla luce della Parola di Dio”, è il tema della relazione
introduttiva, presentata dal cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontifico
Consiglio per la pastorale della salute, in apertura stamane nell’Aula Nuova del Sinodo
della XXII Conferenza internazionale promossa dal dicastero vaticano. Il servizio
di Roberta Gisotti:
Quaranta
gli esperti di varie discipline chiamati da 40 Paesi in tutto il mondo per offrire
il loro contributo di ricerca e riflessione su come migliorare l’assistenza ai malati
anziani, tenuto conto dell’importanza della vecchiaia – ha sottolineato il cardinale
Barragán – “che apre alla vita senza termine”.
Si
è parlato nella prima giornata dei lavori della storia della cura dei malati. Il prof.
Peter Crome, presidente della Società britannica di geriatria, ha sottolineato come
sia indispensabile – al di là di tutti i progressi scientifici compiuti soprattutto
a partire dal XIX secolo nella cura degli anziani – che le persone della terza età
siano valorizzate e rispettate, e la loro salute e benessere siano una priorità dei
Governi e delle società.
Il prof. Antonio Golini,
Ordinario di demografia all’Università “La Sapienza di Roma”, ha messo in luce sfide
e responsabilità che l’innalzamento della vita media pone agli Stati per garantire
gli equilibri sociali e assistere i 390 milioni di ultra sessantacinquenni che oggi
vivono sul Pianeta, e che tra soli 20 anni saliranno ad 800 milioni.
Si
è passati poi, con il dott. Alexandre Kalache – che è stato responsabile a Ginevra
del Programma sull’invecchiamento presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità –
ad esaminare le malattie che colpiscono gli anziani, anche in rapporto ai fenomeni
della mondializzazione, mentre il prof. Roberto Bernabei, presidente della Società
italiana di gerontologia e geriatria, ha indicato in particolare le malattie emergenti
rare o che appaiono di nuovo nella vecchiaia.
Infine
si è approfondita l’origine delle patologie che affliggono gli anziani che dipendono
da comportamenti personali, come stili di vita, alimentazione e allungamento della
vita, come ha spiegato il prof. Ribera Casado, direttore del Servizio geriatria dell’Ospedale
San Carlo di Madrid, o che dipendono pure da cambiamenti tecnologici e industriali,
su cui si è soffermato il prof. Jihan Turner, primario presso la University Hospital
a Liverpool. I lavori, che proseguono nel pomeriggio, si chiuderanno sabato mattina.
Ma ascoltiamo ora il cardinale Javier
Lozano Barragán, intervistato da Giovanni Peduto,
su uno dei rischi maggiori che colpiscono oggi l’anziano: l’emarginazione sociale:
R.
– La società attuale ha come orizzonte nella cultura consumistica, nella quale viviamo,
la produttività. Se qualcuno non produce, allora non serve a nulla. C’è una mentalità
di essere considerati oggetti e non soggetti. C’è una mentalità di desideri che si
adempiono, e non proprio di bisogni ai quali si debba fare attenzione. E perciò l’anziano,
che è propriamente il detentore del senso della vita – per dirla così – perché già
l’ha vissuta e per esperienza sa cosa significa, risulta ‘scomodo’ perché – disgraziatamente
– molti dei nostri contemporanei, nella gioventù e nell’età adulta anche, pensano
di essere immortali. E allora, quando viene la smentita più grande dall’essere anziano
cosa si fa? Si nasconde l’anziano, lo si relega in un angolo per non sapere niente
di niente, per indulgere ancora nell’erronea mentalità di immortalità.
D.
– Eminenza, un tema scottante: l’eutanasia. L’anziano, soprattutto l’anziano malato
viene visto come un costo per la società. Nei Paesi occidentali, si va sempre più
diffondendo questa mentalità ...
R. – Veramente,
l’eutanasia è un crimine e in questo senso sono stati fatti tanti convegni, tante
dissertazioni per stabilire una chiara frontiera tra eutanasia e altri trattamenti
che si applicano agli anziani. Ci sono tre realtà che si devono approfondire decisamente:
le cure palliative sono quelle cure che non guariscono ma alleviano i dolori. L’accanimento
terapeutico è l’uso di terapie inutili e sproporzionate che si fanno al malato terminale
di fronte ad una imminente agonia e che non servono che a prolungare la penosa agonia
senza alleviarla. E l’eutanasia che è un’azione o omissione diretta volta ad uccidere
il malato con il pretesto di alleviare il dolore.