2007-11-15 15:51:39

Il pianeta anziani al centro della XXII Conferenza aperta in Vaticano dal Pontificio Consiglio per la pastorale della salute


“La cura dei malati anziani alla luce della Parola di Dio”, è il tema della relazione introduttiva, presentata dal cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontifico Consiglio per la pastorale della salute, in apertura stamane nell’Aula Nuova del Sinodo della XXII Conferenza internazionale promossa dal dicastero vaticano. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3


Quaranta gli esperti di varie discipline chiamati da 40 Paesi in tutto il mondo per offrire il loro contributo di ricerca e riflessione su come migliorare l’assistenza ai malati anziani, tenuto conto dell’importanza della vecchiaia – ha sottolineato il cardinale Barragán – “che apre alla vita senza termine”.

 
Si è parlato nella prima giornata dei lavori della storia della cura dei malati. Il prof. Peter Crome, presidente della Società britannica di geriatria, ha sottolineato come sia indispensabile – al di là di tutti i progressi scientifici compiuti soprattutto a partire dal XIX secolo nella cura degli anziani – che le persone della terza età siano valorizzate e rispettate, e la loro salute e benessere siano una priorità dei Governi e delle società.

 
Il prof. Antonio Golini, Ordinario di demografia all’Università “La Sapienza di Roma”, ha messo in luce sfide e responsabilità che l’innalzamento della vita media pone agli Stati per garantire gli equilibri sociali e assistere i 390 milioni di ultra sessantacinquenni che oggi vivono sul Pianeta, e che tra soli 20 anni saliranno ad 800 milioni.

 
Si è passati poi, con il dott. Alexandre Kalache – che è stato responsabile a Ginevra del Programma sull’invecchiamento presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità – ad esaminare le malattie che colpiscono gli anziani, anche in rapporto ai fenomeni della mondializzazione, mentre il prof. Roberto Bernabei, presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria, ha indicato in particolare le malattie emergenti rare o che appaiono di nuovo nella vecchiaia.

 
Infine si è approfondita l’origine delle patologie che affliggono gli anziani che dipendono da comportamenti personali, come stili di vita, alimentazione e allungamento della vita, come ha spiegato il prof. Ribera Casado, direttore del Servizio geriatria dell’Ospedale San Carlo di Madrid, o che dipendono pure da cambiamenti tecnologici e industriali, su cui si è soffermato il prof. Jihan Turner, primario presso la University Hospital a Liverpool. I lavori, che proseguono nel pomeriggio, si chiuderanno sabato mattina.

 
Ma ascoltiamo ora il cardinale Javier Lozano Barragán, intervistato da Giovanni Peduto, su uno dei rischi maggiori che colpiscono oggi l’anziano: l’emarginazione sociale:

 
R. – La società attuale ha come orizzonte nella cultura consumistica, nella quale viviamo, la produttività. Se qualcuno non produce, allora non serve a nulla. C’è una mentalità di essere considerati oggetti e non soggetti. C’è una mentalità di desideri che si adempiono, e non proprio di bisogni ai quali si debba fare attenzione. E perciò l’anziano, che è propriamente il detentore del senso della vita – per dirla così – perché già l’ha vissuta e per esperienza sa cosa significa, risulta ‘scomodo’ perché – disgraziatamente – molti dei nostri contemporanei, nella gioventù e nell’età adulta anche, pensano di essere immortali. E allora, quando viene la smentita più grande dall’essere anziano cosa si fa? Si nasconde l’anziano, lo si relega in un angolo per non sapere niente di niente, per indulgere ancora nell’erronea mentalità di immortalità.

 
D. – Eminenza, un tema scottante: l’eutanasia. L’anziano, soprattutto l’anziano malato viene visto come un costo per la società. Nei Paesi occidentali, si va sempre più diffondendo questa mentalità ...

 
R. – Veramente, l’eutanasia è un crimine e in questo senso sono stati fatti tanti convegni, tante dissertazioni per stabilire una chiara frontiera tra eutanasia e altri trattamenti che si applicano agli anziani. Ci sono tre realtà che si devono approfondire decisamente: le cure palliative sono quelle cure che non guariscono ma alleviano i dolori. L’accanimento terapeutico è l’uso di terapie inutili e sproporzionate che si fanno al malato terminale di fronte ad una imminente agonia e che non servono che a prolungare la penosa agonia senza alleviarla. E l’eutanasia che è un’azione o omissione diretta volta ad uccidere il malato con il pretesto di alleviare il dolore.







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