Molte città del mondo, nei loro luoghi più significativi, si illuminano oggi di luce
blu per celebrare la Giornata Mondiale del Diabete. È il caso, in particolare, della
suggestiva skyline di New York, sede delle Nazioni Unite. Con una risoluzione, l'ONU
lo scorso dicembre ha sottolineato la gravità del diabete, dedicandogli la Giornata
del 14 novembre. Il servizio di Andrea Rustichelli:
Il diabete
ha un vasto impatto sociosanitario. Nei Paesi poveri, il problema è l’accesso alla
diagnosi e all’insulina, mentre nel mondo sviluppato i punti critici sono la cattiva
alimentazione e la sedentarietà, terreni fertilissimi per l’insorgenza della malattia.
Sono circa 246 milioni le persone con diabete nel mondo; si stima che nel 2025 i malati
potrebbero diventare 380 milioni. E sono ingenti le ricadute economiche sui sistemi
sanitari. Negli Stati Uniti, i costi del diabete ammontano a oltre 44 miliardi di
dollari, circa l’1,3 per cento del PIL. La risoluzione dell’ONU – un fatto raro e
significativo in ambito sanitario – è il frutto di una campagna di opinione guidata
in particolare dalla Federazione internazionale del diabete, che raggruppa associazioni
di medici e pazienti ed ha diversi partner, come la Novonordis, che promuove un’efficace
campagna di prevenzione: “Changing Diabetes”.
L’Italia
è un Paese d’eccellenza nel trattamento della malattia, grazie alla legge 115 del
1987, che istituisce i centri diabetologici sul territorio. Sentiamo Paola
Pisanti, presidente della Commissione nazionale diabete del Ministero italiano
della Salute:
R. – Si tratta di una patologia che
ha un impatto sanitario forte, ma soprattutto un impatto sociale, cioè nella vita
quotidiana del paziente. Cosa c’è da fare? C’è da cambiare soprattutto un po’ la cultura
all’approccio alla malattia. Si tratta di una patologia cronica e quindi richiede
un approccio non di emergenza, ma un intervento basato sulla continuità assistenziale.
D.
– Quanto è importante il divulgare modelli e stili di vita che siano positivi, come
quello incentrato per esempio su una buona dieta, sullo sport …
R.
– La terapia non è soltanto farmacologica, ma è una terapia dietetica, è una terapia
basata anche sull’attività e sul movimento. Quindi è fondamentale sia per la prevenzione
della complicanza, sia proprio per impedire la malattia. E’ fondamentale lavorare
su questo aspetti: noi, in Italia, ci stiamo lavorando, qui, al Ministero attraverso
il programma “Guadagnare salute”, che si incentra proprio sulla prevenzione del rischio
delle malattie.