In corso a Roma l'assemblea internazionale dell'Unione apostolica del clero: il saluto
del Papa
Ascoltare i sacerdoti diocesani - specie se in condizioni di disagio - e accoglierli
in una dimensione di fraternità, pregare con loro, sensibilizzare i vescovi alla paternità
verso i propri sacerdoti. E’ lo spirito che, da quasi 150 anni, anima il servizio
dell’Unione apostolica del clero che sta tenendo in questi giorni a Roma la sua assemblea
internazionale sul tema della Chiesa particolare. All'organismo è arrivato stamani
durante l'udienza generale anche il saluto del Papa, il quale ha auspicato che questa
importante realtà "contribuisca a tener viva nei sacerdoti la coscienza della loro
vocazione alla santità, condizione indispensabile per essere nel mondo segno credibile
dell'amore di Cristo". Alessandro De Carolis ha parlato di questa esperienza
con il segretario dell’Unione apostolica del clero, don Jacob Alberto Kapingala:
R.
- La prima esperienza è la preghiera. E’ un primo, grande impegno che abbiamo ed ogni
nostro gruppo, secondo i nostri statuti, devi trovarsi almeno una volta al mese per
pregare. Vogliamo corrispondere a quell’imperativo di Gesù che dice di pregare Dio
perché mandi gli operatori nella sua messe e noi prendiamo questo invito molto sul
serio, in un tempo come il nostro in cui c’è più necessità dei ministri ordinati,
in qualità e in quantità. E un altro aspetto che vogliamo sottolineare è quello della
formazione permanente, che riguarda tutti gli animatori di tutti i settori che si
trovano nell’Unione apostolica del clero.
D. - Tra
i punti della vostra assemblea, c’è quello della fraternità dei sacerdoti. Si vede
spesso nella solitudine che vivono i sacerdoti diocesani una delle cause che induce
alcuni di loro a mettere in discussione il proprio ministero. Qual è la vostra opinione
su questo punto?
R. - Riguardo a questo, ciò che
veramente è più importante è la solidarietà. Noi vogliamo vivere anzitutto la fraternità,
aiutandoci e aiutando gli altri nelle diverse situazioni in cui vivono, soprattutto
i preti che vivono isolati. La solitudine porta sempre ad una situazione di disagio.
E sosteniamo anche i preti anziani, e tutti quelli che hanno più bisogno di un aiuto
fraterno e vicendevole.
D. - In che modo concreto
l’Unione apostolica del clero aiuta i sacerdoti che vivono situazioni di disagio?
R.
- Quello che noi offriamo, non è un aiuto così diretto: è un appello che facciamo
a tutti i vescovi ed è poi il vescovo a prendere le iniziative opportune. Noi sollecitiamo
quella paternità, diciamo, da parte del vescovo verso i propri sacerdoti, perché siano
aiutati a risolvere i loro problemi.
D. - L’Unione
apostolica del clero ha dei momenti di fraternità anche all’interno dell’Associazione?
R.
- Sì, quello che noi chiamiamo “Cenacolo”: ogni mese i membri si ritrovano per condividere
insieme, fraternamente, i problemi, per un aiuto pastorale, spirituale, economico,
in tutte le dimensioni cioè che toccano l’aspetto umano e spirituale della formazione.