Il Papa all'udienza generale: una educazione integrale della persona, culturale, morale
e religiosa, esclude la violenza.
Una sana e integrale educazione culturale, morale e religiosa è condizione di ogni
progresso che escluda la violenza. E’ quanto ha detto stamani Benedetto XVI in Piazza
San Pietro durante l’udienza generale, anche oggi dedicata a San Girolamo. Il Papa
ha poi salutato i familiari delle vittime di Nassirya presenti alla catechesi nel
quarto anniversario della morte dei loro cari. Circa 25 mila i fedeli giunti in Piazza
San Pietro nonostante la giornata piovosa. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il Papa
ha continuato la sua catechesi su San Girolamo, il Padre della Chiesa, nato in Dalmazia
nel 347 e morto a Betlemme nel 420, che tradusse in latino la Bibbia: era un uomo
“veramente innamorato della Parola di Dio”, ha sottolineato il Pontefice che sulla
scia del Santo ha invitato i fedeli a leggere con frequenza la Bibbia ricordando che
“ignorare la Sacra Scrittura è ignorare Cristo”, vita e orientamento quotidiano dei
credenti: “La Bibbia, strumento «con cui ogni giorno
Dio parla ai fedeli» (Ep. 133,13), diventa così stimolo e sorgente della vita cristiana
per tutte le situazioni e per ogni persona. Leggere la Scrittura è conversare con
Dio: «Se preghi, - egli scrive a una nobile giovinetta di Roma - tu parli con lo Sposo;
se leggi, è Lui che ti parla» (Ep. 22,25). Lo studio e la meditazione della Scrittura
rendono l'uomo saggio e sereno (cfr In Eph., prol.)”.
Benedetto
XVI ha sottolineato due fondamentali criteri per capire la Sacra Scrittura: ecco il
primo:
“Solo un profondo spirito di preghiera
e l'aiuto dello Spirito Santo possono introdurci alla comprensione della Bibbia: «Nell'interpretazione
della Sacra Scrittura noi abbiamo sempre bisogno del soccorso dello Spirito Santo»
(In Mich. 1,1,10,15)”.
Il secondo criterio di
interpretazione della Parola di Dio è “la sintonia con il magistero della Chiesa”:
“Non
possiamo mai da soli leggere la Scrittura. Troviamo troppe porte chiuse e scivoliamo
facilmente nell’errore. La Bibbia è stata scritta dal Popolo di Dio e per il Popolo
di Dio, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. Solo in questa comunione col Popolo
di Dio possiamo realmente entrare con il ‘noi’ nel nucleo della verità che Dio stesso
ci vuol dire. Per lui un'autentica interpretazione della Bibbia doveva essere sempre
in armonica concordanza con la fede della Chiesa cattolica”.
San
Girolamo non trascurava poi l’aspetto etico, cioè il dovere della coerenza cristiana
di accordare la vita con la Parola divina, un impegno di testimonianza per tutti i
fedeli ma in particolare per i predicatori:
“Così
esorta il sacerdote Nepoziano: «Le tue azioni non smentiscano le tue parole, perché
non succeda che, quando tu predichi in chiesa, qualcuno nel suo intimo commenti: "Perché
dunque proprio tu non agisci così?". Carino davvero quel maestro che, a pancia piena,
disquisisce sul digiuno; anche un ladro può biasimare l'avarizia; ma nel sacerdote
di Cristo la mente e la parola si devono accordare» (Ep. 52,7)”.
Coerenza
che “deve tradursi in atteggiamenti di vera carità perché – come diceva San Girolamo
- in ogni essere umano è presente la Persona stessa di Cristo”:
“A
che scopo rivestire le pareti di pietre preziose, se Cristo muore di fame nella persona
di un povero? (Ep. 58,7). Girolamo concretizza: bisogna vestire Cristo nei poveri,
visitarlo nei sofferenti, nutrirlo negli affamati, alloggiarlo nei senza tetto (Ep.
130,14)”.
Il Papa ha poi ricordato con San Girolamo
la necessità di una educazione integrale della persona sia culturale che morale e
religiosa:
“E vediamo proprio oggi come l’educazione
della personalità nella sua integralità, l’educazione alla responsabilità davanti
a Dio e davanti all’uomo, sia la vera condizione di ogni progresso, di ogni pace,
di ogni riconciliazione ed esclusione della violenza. Educazione davanti a Dio e davanti
all’uomo: è la Sacra Scrittura che ci offre la guida dell’educazione e così del vero
umanesimo”.
Infine tra i saluti quelli rivolti
con affetto ai familiari delle vittime di Nassirya, presenti in Piazza San Pietro
nel quarto anniversario della tragica morte dei loro cari:
“La
memoria di questi nostri fratelli e di quanti hanno sacrificato il bene supremo della
vita per il nobile intento della pace contribuisca a sostenere il cammino della rinascita,
piena di speranza, del caro popolo iracheno”.
Al
termine dell’udienza il Papa si è recato nella sua cappella privata per pregare davanti
alle reliquie di Santa Teresa di Lisieux, portate in Vaticano in occasione di un pellegrinaggio
in Italia a 10 anni dalla proclamazione della Santa a Dottore della Chiesa, nel 120.mo
anniversario del suo incontro con il Papa Leone XIII (20 novembre 1887) e nell’80.mo
anniversario della sua proclamazione a Patrona delle Missioni e dei Missionari, con
San Francesco Saverio; il pellegrinaggio è guidato dal vescovo di Bayeux e Lisieux,
mons. Pierre Pican e dal rettore della Basilica di Lisieux, mons. Bernard Lagoutte.