"Fare della Bolivia una casa di fratelli per vivere e convivere con dignità". Messaggio
dei vescovi del Paese al termine della loro Plenaria
“E’ indispensabile che il cambiamento verso nuovi orizzonti di pace, giustizia e convivenza
fraterna, si realizzi nel rispetto della dignità della persona umana, della sua identità
culturale e religiosa e che venga salvaguardata la libertà individuale e collettiva
nell’esercizio dei diritti e delle responsabilità”: è quanto scrivono i vescovi della
Bolivia sulla realtà Paese nel loro messaggio al termine della 85.ma Assemblea plenaria
conclusasi ieri a Cochabamba. Riflettendo sul tema “Fare della Bolivia una casa di
fratelli per vivere e convivere con dignità”, i presuli hanno discusso dei problemi
sociali del Paese; nel documento conclusivo dell’Assemblea invitano ad evitare la
violenza, le minacce o le manipolazioni di gruppi o settori della popolazione. “Il
clima di tensione che si vive – si legge nel documento dell’episcopato – crea nei
cittadini un sentimento di insicurezza di fronte al futuro, aggravato dai problemi
economici, come la mancanza di lavoro e l’aumento del costo della vita, che pregiudicano
in maniera diretta i più poveri e gli emarginati”. Per i presuli “è urgente recuperare
il senso della razionalità nelle relazioni fra i boliviani, sradicando il ricorso
alla violenza che è diventato quasi una pratica normale”, perché “solo ed unicamente
con il dialogo costruttivo e sincero si potranno superare le differenze e si raggiungeranno
le trasformazioni urgenti richieste per il Paese”. L’invito al dialogo, aggiungono
i vescovi, “vale in modo speciale per l’Assemblea Costituente, perché possa responsabilmente
configurare quei cambiamenti nella nuova Costituzione Politica dello Stato, che lo
stesso popolo boliviano chiede”. I presuli sottolineano poi la necessità di una vita
migliore per il popolo boliviano, “perché Dio ci ha fatti soggetti di diritti e di
doveri nella creazione e nella storia”. “Dalla prospettiva del Vangelo della vita,
che come Chiesa costantemente abbiamo annunciato – affermano i presuli – è motivo
di speranza il riconoscimento che stanno raggiungendo i popoli indigeni e i settori
storicamente emarginati nella nostra società, come attori e cittadini con pieno diritto”.
(T.C.)