“La Chiesa cattolica nell’Europa del terzo millennio”, questo il titolo del dibattito
svoltosi ieri a Roma, alla presenza del cardinale Angelo Scola
Quale ruolo potranno avere le radici cristiane nel processo istituzionale europeo?
E’ questo uno dei temi affrontati ieri a Roma nel seminario dal tema “La Chiesa Cattolica
nell’Europa del Terzo Millennio”, promosso dalla Fondazione Ducci, e svoltosi nei
locali dei Musei Capitolini al Campidoglio. Tra i relatori, il cardinale patriarca
di Venezia, Angelo Scola, il filosofo Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, Marco
Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Giuliano Ferrara, direttore
del “Foglio”, e Francesco Margiotta Broglio, esperto di Storia della Chiesa. Moderatore,
Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica, “Limes”. Il servizio di
Giancarlo La Vella:
Il
rapporto tra Chiesa Cattolica e Unione Europea nei prossimi anni deve necessariamente
realizzarsi in un confronto costruttivo sui valori che il Vecchio continente, in continua
evoluzione, deve porre alla sua base. E’ vero che l’Unione Europea è l’organismo catalizzatore
nella definizione degli obiettivi da perseguire in futuro, ma è anche vero che essa
non comprende ancora in sé tutta la realtà effettivamente europea. E’, dunque, necessario
porsi in un’ottica di reale integrazione, soprattutto nei confronti del Paesi dell’est
appena entrati nell’Unione, di dialogo tra culture diverse: problemi questi che, prima
di quanto si possa pensare, dovranno essere affrontati, insieme con le pressanti sfide
economiche e sociali. Temi, inoltre, che la Chiesa ha sempre posto a corollario della
convivenza e della comprensione tra i popoli. Su quali basi dovrà svolgersi, dunque,
il rapporto tra Chiesa cattolica ed Europa? Lo abbiamo chiesto al cardinale
Angelo Scola:
R. - Io penso che l’azione,
che la Chiesa ha sempre svolto a favore dell’Europa, possa intensificarsi nella misura
in cui noi guardiamo con attenzione, sia al Magistero di Benedetto XVI, sia a quanto
lentamente sta avvenendo nelle varie Chiese d’Europa. Esse hanno imparato uno stile
comune di lavoro e credo stiano dando una testimonianza capace di offrire elementi
decisivi per la configurazione del nuovo cittadino europeo.
D.
- Va ormai archiviata la questione del riconoscimento delle radici giudaico-cristiane
dell’Europa?
R. - Io penso di no. Spero che tutti
mostrino senso di responsabilità per riconoscere quello che è un dato di fatto. Il
problema, però, per noi cristiani, è mostrare che il cristianesimo è una risorsa viva
e presente per il futuro dell’Europa.
Per questo,
dunque - è stato sottolineato - l’Europa, se vuole interpretare un ruolo da protagonista
negli equilibri mondiali, non può fare a meno di salvaguardare la vita umana, dal
suo concepimento alla sua naturale conclusione, e di aprire un dialogo con la realtà
islamica, sempre più presente nel continente. Un aspetto per il quale la Chiesa potrebbe
fare da battistrada, soprattutto alla luce del valori comuni tra le grandi religioni
monoteistiche. Quali i lineamenti sui quali potrà avvenire questo dialogo? Ce ne parla
Mario Scialoja della Lega Musulmana Mondiale:
R.
- Potrà avvenire sulle posizioni comuni in campo di bioetica, per esempio. Qui, al
convegno, si è parlato di quelle nuove tendenze scientifiche che creano problemi alla
Chiesa cattolica ed anche al mondo musulmano. Quindi, tra islam e cristianesimo c’è
una comunanza di vedute in tema di sacralità della vita, di rispetto dell’ambiente,
di società e di famiglia: aspetti che costituiscono terreno fecondo per un dialogo
costruttivo.
Ma c’è il rischio che le crescenti differenze
culturali e sociali nell’Europa di oggi possano costituire un ostacolo al dialogo
interno? Sentiamo Lucio Caracciolo:
R.
- Questo rischio esiste. Ma, d’altronde, il dialogo si fa con chi la pensa diversamente,
altrimenti sarebbe un monologo. A me pare che questa Europa, dal punto di vista culturale,
appare sempre più ricca, sempre più meticcia, sempre più varia. Naturalmente, ciò
comporta dei rischi inevitabili. Ma l’alternativa è un lento, inarrestabile e triste
declino.