2007-11-13 14:20:23

“La Chiesa cattolica nell’Europa del terzo millennio”, questo il titolo del dibattito svoltosi ieri a Roma, alla presenza del cardinale Angelo Scola


Quale ruolo potranno avere le radici cristiane nel processo istituzionale europeo? E’ questo uno dei temi affrontati ieri a Roma nel seminario dal tema “La Chiesa Cattolica nell’Europa del Terzo Millennio”, promosso dalla Fondazione Ducci, e svoltosi nei locali dei Musei Capitolini al Campidoglio. Tra i relatori, il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, il filosofo Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Giuliano Ferrara, direttore del “Foglio”, e Francesco Margiotta Broglio, esperto di Storia della Chiesa. Moderatore, Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica, “Limes”. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

 
Il rapporto tra Chiesa Cattolica e Unione Europea nei prossimi anni deve necessariamente realizzarsi in un confronto costruttivo sui valori che il Vecchio continente, in continua evoluzione, deve porre alla sua base. E’ vero che l’Unione Europea è l’organismo catalizzatore nella definizione degli obiettivi da perseguire in futuro, ma è anche vero che essa non comprende ancora in sé tutta la realtà effettivamente europea. E’, dunque, necessario porsi in un’ottica di reale integrazione, soprattutto nei confronti del Paesi dell’est appena entrati nell’Unione, di dialogo tra culture diverse: problemi questi che, prima di quanto si possa pensare, dovranno essere affrontati, insieme con le pressanti sfide economiche e sociali. Temi, inoltre, che la Chiesa ha sempre posto a corollario della convivenza e della comprensione tra i popoli. Su quali basi dovrà svolgersi, dunque, il rapporto tra Chiesa cattolica ed Europa? Lo abbiamo chiesto al cardinale Angelo Scola:

 
R. - Io penso che l’azione, che la Chiesa ha sempre svolto a favore dell’Europa, possa intensificarsi nella misura in cui noi guardiamo con attenzione, sia al Magistero di Benedetto XVI, sia a quanto lentamente sta avvenendo nelle varie Chiese d’Europa. Esse hanno imparato uno stile comune di lavoro e credo stiano dando una testimonianza capace di offrire elementi decisivi per la configurazione del nuovo cittadino europeo.

 
D. - Va ormai archiviata la questione del riconoscimento delle radici giudaico-cristiane dell’Europa?

 
R. - Io penso di no. Spero che tutti mostrino senso di responsabilità per riconoscere quello che è un dato di fatto. Il problema, però, per noi cristiani, è mostrare che il cristianesimo è una risorsa viva e presente per il futuro dell’Europa.

 
Per questo, dunque - è stato sottolineato - l’Europa, se vuole interpretare un ruolo da protagonista negli equilibri mondiali, non può fare a meno di salvaguardare la vita umana, dal suo concepimento alla sua naturale conclusione, e di aprire un dialogo con la realtà islamica, sempre più presente nel continente. Un aspetto per il quale la Chiesa potrebbe fare da battistrada, soprattutto alla luce del valori comuni tra le grandi religioni monoteistiche. Quali i lineamenti sui quali potrà avvenire questo dialogo? Ce ne parla Mario Scialoja della Lega Musulmana Mondiale:

 
R. - Potrà avvenire sulle posizioni comuni in campo di bioetica, per esempio. Qui, al convegno, si è parlato di quelle nuove tendenze scientifiche che creano problemi alla Chiesa cattolica ed anche al mondo musulmano. Quindi, tra islam e cristianesimo c’è una comunanza di vedute in tema di sacralità della vita, di rispetto dell’ambiente, di società e di famiglia: aspetti che costituiscono terreno fecondo per un dialogo costruttivo.

 
Ma c’è il rischio che le crescenti differenze culturali e sociali nell’Europa di oggi possano costituire un ostacolo al dialogo interno? Sentiamo Lucio Caracciolo:

 
R. - Questo rischio esiste. Ma, d’altronde, il dialogo si fa con chi la pensa diversamente, altrimenti sarebbe un monologo. A me pare che questa Europa, dal punto di vista culturale, appare sempre più ricca, sempre più meticcia, sempre più varia. Naturalmente, ciò comporta dei rischi inevitabili. Ma l’alternativa è un lento, inarrestabile e triste declino.







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