2007-11-12 16:20:19

Tensione in Libano dopo il rinvio delle presidenziali: nuovo appello del Papa all'Angelus


Non trova soluzione in Libano la crisi politica che ha finora impedito l’elezione del presidente della Repubblica. La seduta del Parlamento di Beirut, che doveva procedere alla nomina del successore di Emile Lahoud, è stata nuovamente posticipata al 21 novembre. Il movimento sciita libanese Hezbollah, appoggiato da Siria e Iran, ha intanto chiesto la convocazione di elezioni politiche anticipate. Anche il Papa ha espresso, durante l’Angelus domenicale, la propria apprensione per la grave situazione libanese, definendo l’elezione del presidente “un passaggio cruciale, dal quale dipende la stessa sopravvivenza del Libano e delle sue istituzioni”. Benedetto XVI ha inoltre rivolto un'invocazione a Maria, affinché tutte le personalità politiche possano nutrire una vera passione per il bene comune, tralasciando gli interessi di parte. Un intervento, quello del Papa, che ha avuto una forte eco in Libano, dove è in corso la 41^ Assemblea Generale dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici. Sentiamo, al microfono di Stefano Leszczynski, padre Jean El Hachem, sacerdote libanese e responsabile dell’Ufficio scolastico dell’Ordine dei Maroniti della Beata Vergine Maria.RealAudioMP3


R. - Senz’altro questa preoccupazione del Papa viene ben vista, esprime un sentimento paterno del Papa e i libanesi hanno molto bisogno di questo appoggio che Papa Benedetto esprime attraverso i suoi interventi, tra i quali questo è stato considerato il più forte dall’inizio del suo pontificato.

 
D. - L’ultimo tentativo che c’è stato di elezione del presidente da parte dell’Assemblea nazionale si è svolto in un clima di estrema tensione per i gravi attentati che lo hanno preceduto. Come vive oggi la gente del Libano quest’attesa?

 
R. - C’è molta preoccupazione, molta paura. Più di 40 deputati sono considerati come dentro una prigione. Perché c’è sempre la preoccupazione del ritorno della violenza, la gente sta vivendo in un clima molto triste e molti dicono che l’unica via per salvarsi forse è emigrare. Questa è la preoccupazione forte che viene anche confermata oggi dal tema dell’Assemblea dei Patriarchi e dai Vescovi cattolici in Libano sulla presenza cristiana in Medio Oriente.

 
D. - Ci sono quindi anche delle tensioni confessionali all’interno del Libano che ancora risultano così drammatiche oltre a quelle politiche…

 
R. - In Libano non esistono delle tensioni confessionali, né esiste un fondamentalismo forte, perché la preoccupazione più forte è il probabile esplodere di un conflitto interno tra sunniti e sciiti. La tensione non esiste tra cristiani e musulmani: la tensione è tra musulmani sciiti e musulmani sunniti; i cristiani ci vanno di mezzo.







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