La follia della violenza oscura di nuovo il calcio italiano: la riflessione di don
Mario Lusek dopo i tragici fatti di domenica
“Sono preoccupato per le violenze delle tifoserie”. Così il presidente della Repubblica
italiana Giorgio Napolitano il giorno dopo gli episodi di guerriglia urbana in molti
stadi e città, seguiti all’uccisione di Gabriele Sandri. Lo ricordiamo il giovane
tifoso laziale è stato ucciso da un colpo di pistola sparato da un agente, in un'area
di servizio lungo l'A1, nei pressi di Arezzo, dopo una rissa tra supporter. Il ministro
dell’interno Amato sottolinea che le “responsabilità saranno accertate senza reticenze”
e che si è “trattato di un tragico errore”. Per il ministro per lo Sport e le Politiche
Giovanili, Giovanna Melandri, “domenica prossima è doveroso chiudere gli Stadi in
segno di lutto”. Intanto si apprende che la Procura di Roma contesterà l'aggravante
del terrorismo ai tifosi coinvolti nei disordini dello stadio Olimpico. Massimiliano
Menichetti:
“Sono
molto preoccupato per quanto è accaduto”. E’ dal Qatar dove si trova, da ieri sera,
in visita di Stato che il presidente della Repubblica Italiana Napolitano commenta
i tragici fatti di una domenica segnata dalle violenze e dalla morte di Gabriele Sandri,
stroncato da un colpo di pistola nell'autogrill di Badia al Pino ovest, nei pressi
di Arezzo. Una domenica corrosa dall’odio, dalle scene di guerriglia urbana, dall’assalto
di gruppi di teppisti alle caserme della polizia. Ad innescare la follia una rissa
tra tifosi laziali e juventini, poi sedata, in una piazzola sull’autostrada A1 direzione
Milano: interviene la Polizia, due colpi vengono esplosi da un agente, uno colpisce
mortalmente Gabriele Sandri all’interno della propria auto. L’agente speciale che
ha sparato, accusato di omicidio colposo, ascoltato nella caserma di Battifolle,
ha dichiarato: “Così ho distrutto due famiglie, quella del ragazzo e la mia”, “non
volevo uccidere, correvo è partito un colpo”. Istituzioni e autorità ribadiscono
che sarà accertata la verità dei fatti, ma ieri appena si è saputa la notizia si è
scatenata la follia dei teppisti che hanno assaltato diverse caserme, assediato stadi,
lanciando sassi, dando alle fiamme cassonetti ed auto. Presa d’assalto, tra le altre,
anche la caserma della polizia in via Guido Reni a Roma dopo la sospensione della
partita Roma-Cagliari. Molti gli arresti, la procura di Roma contesterà l'aggravante
del terrorismo ai tifosi coinvolti nei disordini dello stadio Olimpico. E oggi si
parla di fermare il campionato di calcio, lo stop viene invocato almeno per la prossima
domenica, mentre si riflette anche sulla condizione dello sport e lo stato del Paese
Italia.
Sui tragici fatti di questa domenica ascoltiamo
don Mario Lusek, direttore dell’ Ufficio nazionale per la pastorale del tempo
libero, turismo e sport della Conferenza episcopale italiana, al microfono di Massimiliano
Menichetti:
R. –
Io penso che sia tristissimo terminare una domenica, soprattutto per chi è credente,
con l’immagine della morte, e quando a morire è un giovane che amava la vita, amava
la musica, amava il calcio e quindi amava le cose belle. Il primo impulso è quello
di stare vicini a chi soffre, come Chiesa, che guarda con attenzione e compassione
al mondo dello sport e sente di offrire loro quello che in questo momento abbiamo:
la nostra compagnia, la solidarietà per chi soffre per una persona che non c’è più.
Ma abbiamo visto che le reazioni sono state terribili. Questa tragedia ha scatenato
rabbia, ha scatenato una violenza incontrollata. Bisogna assumersi delle responsabilità
in questo momento e le responsabilità sono di tutti. Tutta la società civile è chiamata
ad assumersi le proprie responsabilità.
D. – Ma queste
responsabilità concretamente come si articolano?
R.
– Non è più possibile che la competizione diventi scontro, che l’agonismo si trasformi
in rissa o il giusto desiderio della vittoria diventi una sopraffazione. Quindi, c’è
bisogno di un progetto che vada ridisegnato, fondato su valori che siano condivisi
da tutti, su una democrazia effettiva, sugli interessi che ruotano attorno al calcio
che vanno regolati, sulla passione che deve essere una passione autentica, non una
passione morbosa o una passione aggressiva.