Austria: mons. Klaus Küng, medico e vescovo di St. Pölten, lancia un appello contro
l'eutanasia
Un appello urgente contro la legalizzazione dell'eutanasia è stato rivolto da mons.
Klaus Küng, vescovo di St. Pölten. In un commento pubblicato dal quotidiano "Österreich",
Küng, medico egli stesso, afferma che una società che anziché aiutare i vecchi, poveri
e i disabili li "uccide in base a determinati criteri", è profondamente "inumana e
ripugnante". In tal senso, il vescovo menziona Belgio, Olanda e Svizzera come "esempi
negativi" al riguardo. "Laddove viene legalizzata l'eutanasia, si esercita una pressione
nei confronti di anziani e malati, anche nei confronti di disabili e dei loro genitori,
si diffondono sospetti e paure nei confronti di determinati ospedali e medici". "Nella
discussione attuale, il concetto di eutanasia viene utilizzato in modo vago", sottolinea
Mons. Küng, esprimendo la necessità di distinguere tra "atti di eutanasia attiva"
e "la somministrazione di medicinali antidolorifici e di calmanti anche qualora ciò
comporti abbreviare la vita". "In questo campo medico sono stati compiuti grandi progressi",
osserva, "per cui nell'ultima fase della vita non è più necessario sopportare dolori
insostenibili". "È altrettanto legittimo ed eticamente giustificato rifiutare espressamente
una determinata terapia", citando ad esempio il caso di Madre Teresa di Calcutta che
aveva rifiutato espressamente di sottoporsi ad un'operazione cardiaca. "Da questa
situazione non può tuttavia discendere l'autorizzazione ad uccidere direttamente un
paziente, persino qualora lo desideri il paziente", aggiunge. (R.P.)