2007-11-11 15:37:55

Lo stallo politico in Libano alla ricerca del nuovo presidente


Stallo politico in Libano, dove il parlamento ha rinviato le elezioni presidenziali per la terza volta in meno di due mesi. Prossima data fissata il 21 novembre. Dunque, manca ancora l’intesa fra maggioranza e opposizione sul nome verso il quale convergere, mentre crescono le pressioni sul Patriarca cattolico-maronita, il cardinale Nasrallah Pierre Sfeir perché indichi una lista di ''candidati consensuali''. Sulla crisi in Libano anche il Santo Padre ha espresso la sua preoccupazione dopo la preghiera dell’Angelus. Per comprendere meglio la situazione politica del Paese, Giada Aquilino ha intervistato Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera ed esperto di questioni medio-orientali:RealAudioMP3


R. - Il problema riguarda, non soltanto il rapporto tra la maggioranza e l’opposizione e le potenze regionali e tutte le pressioni, che possono convergere su questo fragile parlamento e su questo fragile governo, ma anche la vicenda attorno alla comunità cristiana maronita. Per una ragione molto semplice, e cioè che il presidente della Repubblica, per prassi costituzionale, deve essere un cristiano maronita.

 
D. - Come si presenta il fronte maronita?

 
R. - Assolutamente spaccato.

 
D. - Gli attentati che si sono susseguiti dal 14 febbraio 2005, quando venne assassinato l’ex premier Hariri, come hanno cambiato il volto del Libano?

 
R. - Enormemente, perché mentre prima c’era la Siria che controllava il Paese con 30 mila soldati, dopo l’attentato all’ex primo ministro, Rafik Hariri, si è avuta l’internazionalizzazione della crisi, perché c’è stata un’inchiesta delle Nazioni Unite e c’è stata una risoluzione dell’ONU che ha imposto alla Siria almeno formalmente di ritirare i suoi soldati. Certo che l’influenza siriana, nel Libano, continua.

 
D. - La situazione potrebbe degenerare facendo cadere il Paese nuovamente nel caos politico, come ha osservato il patriarca maronita Sfeir?

 
R. - Quello che dice Sfeir purtroppo è vero. Il rischio del caos, il rischio di una guerra civile, purtroppo, è sempre presente.







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