Il Papa sulla Giornata del Ringraziamento: gli agricoltori sono custodi dell'ambiente
e del suo patrimonio culturale. A Lecce, le celebrazioni della Chiesa italiana
“La Terra non è un luogo da saccheggiare, ma un giardino da custodire”: lo affermano
i vescovi italiani per l’odierna Giornata nazionale del Ringraziamento, ricordata
all'Angelus da Benedetto XVI. Le celebrazioni principali dell’evento si sono svolte
a Lecce, in Puglia e sono culminate con la liturgia eucaristica presieduta in cattedrale
dall’arcivescovo, Cosmo Francesco Ruppi. Nel messaggio annuale, la Commissione episcopale
per i Problemi sociali e il lavoro ha invitato le comunità cristiane a rendere grazie
al Signore per i doni del Creato, ma anche ad interrogarsi sulla destinazione di tali
beni. Massimiliano Menichetti.
Ringraziare
Dio per doni della Terra, impegnarsi a lottare per sconfiggere la fame nel mondo,
la sete. Adoperarsi affinché le generazioni future possano godere delle meraviglie
del Creato e non vivere in un mondo inquinato e depredato. Si può riassumere così
il senso del tema scelto per quest’anno per la Giornata nazionale del Ringraziamento
“Custodi di un territorio amato e servito”. Nel Messaggio per la Giornata, reso noto
l’11 luglio di quest’anno, i vescovi hanno rimarcato che “occorre il coraggio di promuovere
stili di vita, modelli di produzione e consumo improntati al rispetto del creato e
alle reali esigenze di progresso sostenibile” e la forza di “riscoprire la sobrietà,
che estirpi dal cuore dell’uomo la brama di possedere”. Mons. Paolo Tarchi
direttore dell'Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro:
R.
- Il messaggio riprende un passaggio molto forte, efficace, di Papa Benedetto XVI
nel discorso svolto al corpo diplomatico nel gennaio scorso, dove parlava di scandalo
della fame che tende ad aggravarsi, inaccettabile in un mondo che dispone di molti
beni e di molte conoscenze. I vescovi rilanciano questo grido d’allarme. E’ chiaro
che si impone sempre di più un processo di riflessione culturale, che metta giustizia
dentro un mondo che vede una parte del pianeta - il 20 per cento - usufruire dell’80
per cento delle risorse del mondo. E’ necessaria una riflessione molto seria e che
si cambi questo modello di sviluppo che privilegia alcuni, ma penalizza la stragrande
maggioranza degli abitanti del pianeta.
D. - Si riferisce
anche al cambiamento delle politiche economiche dei vari Paesi?
R.
- Io credo che una riflessione su uno sviluppo sostenibile, anche da un punto di vista
economico, debba porsi seriamente. Pensiamo ad alcuni programmi che non sono stati
realizzati, come quello della riduzione della povertà del 50 per cento nel 2015 e
gli otto punti del “Millennium Goals”. C’è, quindi, un ritardo della comunità internazionale
che, attraverso questo messaggio dei vescovi al mondo rurale, in qualche modo, viene
ripreso e riproposto come un’emergenza, un’esigenza, che poi va ad incrociare anche
altre esigenze: la mobilità, l’immigrazione e tutta una serie di problemi nuovi con
cui oggi il nostro Paese si deve confrontare.
I vescovi
dunque ribadiscono la necessità di non abusare della terra: di evitare l’inutile,
il superfluo, l’effimero a vantaggio della redistribuzione delle risorse. Ma cosa
significa questa giornata per chi trae dalla terra il sostentamento quotidiano? Sergio
Marini presidente di Coldiretti:
R. -
Per noi ha un significato storico, perchè è dal 1951 che abbiamo avviato questa giornata.
E’ un momento chiaramente di ringraziamento per l’annata agraria, che l’11 novembre
si chiude, ed anche un auspicio rispetto all’annata che sta cominciando. Naturalmente,
è anche qualcosa di più. Per cui vogliamo sensibilizzare non solo il sistema delle
imprese, ma anche i cittadini, perchè trovino un momento per confrontarsi sui grandi
temi che oggi riguardano il mondo agricolo e l’umanità nel suo complesso: i temi della
tutela dell’ambiente, i temi della fame, della sicurezza alimentare, quindi i grandi
temi del mondo che, comunque, in tutta Italia, riproponiamo nella giornata del ringraziamento.
D.
- I vescovi ribadiscono: la terra non è un luogo da saccheggiare, ma un giardino da
custodire...
R. - Questo è anche nel nostro pensiero,
nel nostro modo di fare. Noi rappresentiamo soprattutto le imprese familiari, imprese
che hanno molto a cuore il mantenimento del territorio, dell’ambiente, della fertilità
dei suoli. La terra è sicuramente un dono di Dio che ci viene messo a disposizione
per soddisfare i nostri bisogni, ma anche con l’obiettivo forte di arricchirlo, pensando
a quelle che sono poi le generazioni future. Rispetto a questo, bisogna fare ancora
molta strada nel mondo, perchè non tutti la pensano così.
D.
- Vi incontrate a livello internazionale con altri produttori per promuovere un’agricoltura
rispettosa del Creato?
R. - Noi abbiamo contatti
con moltissime realtà internazionali e su questi temi cerchiamo anche di mettere in
piedi delle iniziative. Per esempio, la nostra azione per un’agricoltura identitaria,
legata al territorio, dove ogni territorio del mondo possa esprimere ed esaltare le
sue potenzialità, è una politica, un’impostazione che stiamo portando avanti insieme
ad altri. Questi ragionamenti non li facciamo da soli, ma cerchiamo di allargarli
e di farne partecipi tutte le popolazioni, non solo europee, ma anche mondiali, soprattutto
dell’Africa e dell’Asia.